
Le miniauto da città tornano all’alimentazione a corrente
Hanno dimensioni ridotte, non possono circolare in autostrada e sono più silenziose delle colleghe: le citycar si sposano benissimo con la doppia necessità di mobilità urbana e sostenibilità ambientale e per questo diventano, o tornano a essere in certi casi, elettriche.
E beneficiano dell’Ecobonus. Rientrano infatti nella categoria dei quadricicli leggeri e pesanti che godono di un incentivo pari al 30% del listino fino a un massimo di tremila euro, che sale al 40% fino a quattromila euro in presenza di un altro mezzo usato da rottamare. In alcuni casi se la microcar è omologata come M1 accede ai benefici previsti per le EV: 8 mila euro in caso di rottamazione e 6 mila senza.
Tra le miniauto elettriche già in circolazione ci sono la francese Aixam e le ibride ZD, che nascono dall’idea di un ingegnere italiano della Fiat e hanno il motore elettrico sviluppato dall’azienda cinese Xindayang insieme all’Università di Pechino e all’Università dell’Auto della Provincia dello Jiangsu.
Anche l’azienda di Imola Tazzari propone da diverso tempo la microcar Zero. La più piccola e compatta è sicuramente Estrima, nata dalla Brieda Cabine. Si fa notare poi per la sua linea particolare la Twizy di Renault, disponibile in più versioni a seconda delle velocità richiesta. In questo caso i due occupanti sono disposti a tandem.
In arrivo il nuovo modello microcar di Citroën, Ami: un veicolo del Double Chevron dotato di caratteristiche portiere asimmetriche, una ad apertura tradizionale e l’altra incernierata posteriormente.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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