Sono le stime del Cgia di Mestre che prevede un calo del Pil del 10%
Il costo dell’emergenza sanitaria sull’economia italiana sembra non arrestarsi mai. «La gravità della situazione – spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre – emerge in maniera ancor più evidente se paragoniamo l’attuale situazione economica con quanto accaduto nel 2009, annus horribilis dell’economia italiana del dopoguerra. Allora il Pil scese del 5,5% quest’anno se le cose andranno bene il Pil diminuirà del 10% circa».
La pandemia insomma rischia di mandare in fumo 160 miliardi di ricchezza con un crollo quasi doppio rispetto a quello registrato 11 anni fa.
Una situazione che rischia di peggiorare se ci dovesse essere una nuova chiusura generalizzata e che sicuramente subirà un tracollo nel momento in cui verrà meno il blocco dei licenziamenti: «correremo il rischio di vedere aumentare a dismisura il numero dei disoccupati» conclude Zabeo.
Secondo la Nadef i consumi delle famiglie subiranno un tracollo con una riduzione della spesa di circa 3.700 euro per 96 miliardi complessivi. Poca liquidità e consumi e investimenti in caduta verticale rischiano di far precipitare il Paese nella deflazione. «Nonostante i prezzi diminuiscano le famiglie non acquistano – rileva la Cgia – a causa delle minori disponibilità economiche e delle aspettative negative. La merce, rimanendo sugli scaffali, determina una situazione di difficoltà per i commercianti ma anche per le imprese manifatturiere che sono costrette a ridurre la produzione. Tutto questo da’ luogo a un aumento del ricorso alla cassa integrazione che poi sfocia in una forte impennata dei licenziamenti».
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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