
La denuncia arriva dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa
Le nuove misure restrittive per contenere i contagi da coronavirus sono andate a pesare notevolmente sulle tasche già provate di alcuni settori dell’economia, primo fra tutti la ristorazione. Bar, ristoranti e locali costretti a chiudere alle 18 hanno perso un notevole volume di affari, per questo motivo il Governo ha adottato il decreto Ristoro per cercare di aiutare gli imprenditori più colpiti.
Tuttavia, secondo la Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, sono molti a esser stati tagliati fuori dalla misura: «oltre 100 mila imprese del settore della ristorazione sono inspiegabilmente escluse dagli indennizzi – spiegano – non è la prima volta che accade: già ad aprile con il decreto Rilancio queste categorie erano state dimenticate».
In particolare, sono rimaste fuori dal decreto che riconosce un contributo a fondo perduto le imprese che svolgono attività senza somministrazione: le pizzerie a taglio, le gastronomie, le piadinerie, tutte quelle imprese il cui codice ATECO non rientra nella tabella allegata al provvedimento governativo.
«Nonostante i loro cali di fatturato, provocati dalle restrizioni innescate dal covid-19 – spiegano dalla Cna – per il momento queste attività della ristorazione che non servono sul posto non riceveranno nulla. Un errore macroscopico, una discriminazione: non si capisce perché la gelateria c’è ma la rosticceria no».
Per rimediare al problema la Cna spiega che basterebbe estendere e ampliare la rete di beneficiari, soprattutto perché al di là dei comparti direttamente colpiti l’emergenza ha condizionato negativamente l’intero sistema produttivo.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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