
Il meeting è previsto per il 30 novembre. A partire da gennaio 2021 fino a maggio 2022 i tagli dovrebbero attestarsi a 5,8 milioni di barili al giorno
L’Opec+ studia nuovi tagli alla produzione di petrolio per contrastare la seconda ondata Covid. L’intesa di aprile ha previsto tagli di 9,7 milioni di barili a maggio e a giugno, successivamente estesi anche a luglio. A partire da agosto si sono ridotti a 7,7 milioni fino alla fine dell’anno. A partire da gennaio 2021 fino a maggio 2022 i tagli dovrebbero attestarsi a 5,8 milioni di barili al giorno.
Tutto questo per non ripetere gli errori del marzo scorso quando a causa dei dissidi tra Russia e Arabia Saudita e della pandemia il greggio crollò a livelli record. Ora, di fronte ai contagi che aumentano in tutto il mondo e ai nuovi blocchi economici in Europa che potrebbero frenare ulteriormente la domanda, i Paesi produttori non vogliono farsi trovare impreparati come a primavera.
Il meeting è fissato per il prossimo 30 novembre e per quella data una decisione dovrà essere presa.
In questa ottica, Russia e Opec hanno affermato di essere impegnate a “ribilanciare il mercato globale del petrolio per raggiungere una maggiore stabilità“. Il segretario generale dell’organizzazione, Mohammad Barkindo e il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak hanno sottolineato “gli elevati livelli di conformità ai tagli da parte dei partner dell’Opec+ che hanno provocato un impatto positivo nel mercato petrolifero con effetti a catena sull’economia globale“. Tuttavia entrambi hanno evidenziato come “permangono sfide e incertezze“ e si sono ripromessi di “impegnarsi per riequilibrare il mercato perché un mercato petrolifero equilibrato e stabile è un prerequisito per la ripresa post-pandemia e per la prosperità futura sia dei consumatori che dei produttori“.
Che ci fossero movimenti sotto traccia si era capito già da lunedì quando era uscita la notizia di un incontro tra Novak e i top manager delle compagnie petrolifere russe per discutere di una possibile estensione delle attuali restrizioni alla produzione fino al primo trimestre del 2021. Intanto anche l’Algeria e l’Arabia Saudita sembrano d’accordo su una possibile estensione dei tagli, alla luce dei nuovi lockdown in Europa che potrebbero frenare ulteriormente la domanda.
Ma c’è anche il problema del ritorno della Libia alla produzione che nei prossimi giorni dovrebbe raggiungere un milione di barili al giorno. Una quantità di greggio che rischia di inondare ancora di più un mercato già in eccesso di offerta.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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