Approda domani in Consiglio dei ministri stanziando altri fondi e modulandoli in base alla geografia delle restrizioni
Approda domani in Consiglio dei ministri il decreto Ristori bis che stanzierà nuovi aiuti per commercianti, ristoratori, partite Iva, modulandoli in base alla geografia delle restrizioni previste dal nuovo Dpcm. L’obiettivo dichiarato è infatti quello di sostenere le attività colpite dalle misure restrittive in vigore da oggi (leggi qui).
Il complicato meccanismo dei rimborsi che il Governo sta costruendo segue due binari. Da un lato, estendere i ristori ai settori colpiti dalle nuove misure a livello nazionale, come ad esempio i centri commerciali che dovranno chiudere nel weekend o i musei, ma anche a tutti quei comparti che sono rimasti tagliati fuori dagli aiuti come i bus turistici, gli ambulanti, il settore del wedding o le pizzerie e le rosticcerie, penalizzate dal coprifuoco che scatterà alle 22.
Dall’altro, integrare gli indennizzi per le attività che hanno già ricevuto i ristori e che saranno ulteriormente colpite dalle restrizioni come bar e ristoranti, già costretti a chiudere alle 18, o che dovranno fermare del tutto l’attività nelle zone rosse. L’impianto dovrebbe essere quello già previsto: contributi a fondo perduto, parametrati a quelli di primavera, con bonifico automatico per chi li ha già ricevuti e, dietro presentazione di domanda, quindi con tempi più lunghi per i nuovi beneficiari; la cancellazione della seconda rata Imu, gli sgravi sugli affitti per tre mesi e la sospensione dei versamenti contributivi.
Il nuovo provvedimento in questione varrà circa due miliardi, sarà finanziato con risparmi di cassa e senza ricorrere a un nuovo aumento di deficit, anche se ormai l’ipotesi di un ulteriore scostamento di bilancio inizia a prendere forma e non è escluso che l’Esecutivo sia costretto a richiederlo. Gli spazi di manovra a disposizione sono infatti molto esigui. Per effetto del primo dl ristori, il deficit è salito dal 10,5% al 10,7%, rimanendo comunque sotto il 10,8% fissato nella Nadef e autorizzato dal Parlamento. Da qui alla fine dell’anno il margine che resta da utilizzare è quindi di circa 1,7 miliardi e dovrebbe essere utilizzato tutto. A queste risorse dovrebbero affiancarsi altri fondi disponibili per arrivare alla quota stabilita.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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