
Il 29% degli italiani dichiara redditi nulli
Alla base delle tasse che vengono calcolate sul reddito di un contribuente italiano, c’è il principio della progressività: significa che se il reddito lordo dichiarato aumenta, aumenta anche l’aliquota che la persona deve pagare. L’idea è che, chi ha più reddito a disposizione, può contribuire a pagare la parte di chi non ne ha a sufficienza.
In Italia però c’è un grande affollamento nella fascia minima, quella che si trova da zero a 15 mila euro di reddito dichiarato: su 41,4 milioni di contribuenti, il 29%, che corrisponde a 12,6 milioni, dichiara redditi nulli o quasi nulli, e così facendo non contribuisce alla spesa pubblica.
Le tasse servono a pagare servizi essenziali come la sanità e l’assistenza sociale. Tuttavia la quota di popolazione che effettivamente paga la maggior parte delle tasse sul reddito è quella che dichiara redditi lordi superiori a 35 mila euro. In percentuale questo significa che il 13% dei contribuenti paga il 59% delle tasse, per ovviare al 57,7% di contribuenti di fascia minima che hanno redditi dichiarati inferiori ai 15 mila euro e un’imposta media di 442 euro a testa.
Tra coloro che non pagano perché non possono, e coloro che invece non pagano perché sono elusori o evasori che hanno tutta la convenienza a rimanere fuori dalla fascia più alta, colpita dalla maggiore imposizione fiscale, sono sempre meno i contribuenti sui cui grava il peso del costo della sanità, 115 miliardi totali l’anno, dell’assistenza, 105,6 miliardi, e della scuola, 62 miliardi.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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