
I primi nomi potrebbero arrivare già per il Thanksgiving, a fine novembre
Ha detto che sarebbe stato il Presidente di tutti, anche di chi non lo ha eletto e che il suo Governo sarebbe stato “lo specchio dell’America“. Ora Joe Biden, appena eletto alla casa Bianca (leggi qui), dovrà passare dalle parole ai fatti.
I progressisti capeggiati da Alexandria Ocasio Cortez si aspettano l’Esecutivo più variegato della storia, ma Biden sa bene di dover fare i conti anche con il Partito repubblicano, il Grand Old Party (Gop) che probabilmente manterrà il controllo del Senato e che è un imprescindibile lasciapassare anche per le stesse nomine di Governo.
Molto dipenderà dall’esito di due ballottaggi in Georgia per il Senato che, se andasse ai dem, consentirebbe a Biden di nominare ministri progressisti come Elizabeth Warren o Bernie Sanders che aspirano al Tesoro. Si era parlato anche del governatore di New York, Andrew Cuomo, ma la voce è stata smentita dallo stesso interessato che in un’intervista a Nbc ha detto: «Non ho alcun interesse ad andare a Washington».
Per il ministero della Giustizia, tra i papabili figurano la senatrice Amy Klobuchar, ex sfidante di Biden alla primarie, o Sally Yates, ex vice procuratore generale dell’amministrazione Obama licenziata da Trump perché contraria al “travel ban”. Il sindaco di Los Angeles Eric Garcetti, tra i primi a sostenere Biden, è in corsa per i Trasporti, o per il ministero della Casa e dello Sviluppo urbano, dicastero conteso con la deputata Karen Bass, tra le finaliste per la vicepresidenza e papabile anche per la Sanità.
Nella rosa figurano inoltre Jared Bernstein, come consigliere economico, e Tony Blinken, come consigliere per la Sicurezza nazionale, dopo essere stato il numero due dell’ufficio nell’amministrazione Obama.
Una delle caselle più ambite rimane quella di segretario di Stato: nell’elenco figurano Samantha Power, già rappresentante americana alle Nazioni Unite; William Burns, ex vicesegretario di Stato; Tom Donilon, ex consigliere della Sicurezza nazionale. Tra i papabili anche alcuni senatori dem del cerchio magico dell’ex vicepresidente, come Chris Coons e Chris Murphy, quest’ultimo molto vicino all’ala progressista. Difficile invece che passi Susan Rice, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Obama ed ex ambasciatrice all’Onu. Pure lei era stata presa in considerazione come numero due di Biden ma è molto osteggiata dai repubblicani che la considerano “complice” di Hillary Clinton nell’aver sviato l’opinione pubblica sull’attentato al consolato Usa di Bengasi, in Libia, nel 2012.
I primi nomi potrebbero arrivare già per il Giorno del ringraziamento (Thanksgiving), entro il 26 novembre.
E se sulla composizione del Governo regna ancora l’incertezza, non è così per quanto riguarda le priorità su cui mettersi subito a lavoro. Sono quattro e sono state rese pubbliche sul sito BuildBackBetter.com: Covid-19, rilancio dell’economia, eguaglianza tra le minoranze e cambio climatico.
E proprio oggi il neo presidente annuncerà la sua task force anti-Covid-19. Da candidato, ha ripetutamente criticato il presidente Trump per aver gestito male la pandemia, rendendo la questione un punto focale della sua campagna. Vedremo come si comporterà nei fatti.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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