
Le misure adottate hanno salvato 101 mila imprese
Bankitalia ha rilasciato i dati raccolti nello studio Gli effetti della pandemia sul fabbisogno di liquidità, sul bilancio e sulla rischiosità delle imprese. Secondo quanto emerso, in assenza delle misure di sostegno introdotte dal Governo con i decreti Cura Italia, Liquidità, Rilancio e Agosto, 101 mila imprese sarebbero entrate in crisi entro il 2020 con un deficit di patrimonio di 28 miliardi.
Benché le misure abbiano salvato molte realtà aziendali, le imprese in crisi rimangono 88 mila, il 12% del totale, e la carenza di patrimonializzazione si attesta a 27 miliardi. «In assenza delle misure di sostegno introdotte dal Governo, il forte calo del fatturato avrebbe determinato quest’anno un fabbisogno di liquidità complessivo pari a circa 48 miliardi per circa 142.000 imprese – si legge nello studio di Bankitalia – e una netta contrazione degli utili, che avrebbe reso sotto-patrimonializzate circa 100.000 imprese. Grazie alle misure di sostegno, invece, circa 42.000 imprese potrebbero soddisfare il proprio fabbisogno di liquidità, mentre quello delle rimanenti 100.000 si ridurrebbe a circa 33 miliardi. Le misure comporterebbero la riduzione del numero di imprese potenzialmente sottocapitalizzate a circa 88.000».
Tra i decreti, quello che sembra aver giovato maggiormente è il Rilancio, grazie al contributo a fondo perduto e all’estensione della Cig.
Per quanto riguarda la percentuale di imprese in crisi, il 90% che ne escono non vi si sarebbe trovata senza l’epidemia, mentre il 9,6% del totale, ovvero circa 70 mila imprese, si sarebbe comunque trovata in crisi entro il 2020 a prescindere dal dilagare del coronavirus che ha accelerato le problematiche. Quindi le misure, secondo Bankitalia, sono andate a beneficio anche di queste ultime realtà.
I provvedimenti adottati sono validi ma, secondo Bankitalia, non bastano a riportare in una situazione di normalità l’economia: la crisi avrà un effetto molto severo sulla redditività, con un’ampia diminuzione del fatturato, soprattutto nei settori di alloggio e ristorazione, attività artistiche e di intrattenimento, di energia, immobiliare e dell’industria alimentare e tessile. Per dimensione della perdita economica, i settori più colpiti saranno quello della ristorazione con due miliardi persi, l’alberghiero con 1,7 miliardi, e quello delle agenzie di viaggio e tour operator con 1,7 miliardi.
di: Micaela FERRARO
FOTO: AGI
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