
Il Covid ha di fatto azzerato la crescita delle imprese femminili
Le donne d’impresa pagano il conto più salato della pandemia. Sono frenate nella voglia di mettersi in proprio a causa dell’emergenza, hanno una maggiore necessità di supporto economico e finanziario e sono meno fiduciose degli uomini su un rapido rientro alla produttività pre Covid. A fare il triste quadro è Unioncamere nell’ambito del Rapporto nazionale Impresa in genere.
Ma come ha sottolineato il presidente Carlo Sangalli si tratta di una componente essenziale della nostra economia. Le imprese femminili nel terzo trimestre di quest’anno sono 1,3 milioni, pari al 22% del totale. Quasi 890 mila operano nel settore dei servizi, oltre 151 mila in quello dell’industria e circa 208 mila nel settore primario. Quasi la totalità (il 96,8%) sono micro imprese con meno di 10 addetti mentre le medio-grandi imprese sono poco più di tre mila, pari allo 0,3% del totale delle imprese femminili in generale. La maggior parte, circa i due terzi, si trova al Centro-Nord.
Insomma, parliamo di una realtà viva ed in crescita che va supportata per il bene di tutta l’economia, nonostante il periodo di grande difficoltà attuale. «La ripresa da questa fase così difficile per il nostro Paese passa soprattutto dalle donne – ha sottolineato il presidente Sangalli. – Si tratta di una componente fondamentale della nostra economia. Anzi, le imprese guidate da donne sono più socialmente responsabili, più attente alla sostenibilità ambientale e hanno grandi margini di crescita del loro ruolo. Un ruolo su cui il sistema camerale, attraverso la rete dei Comitati per l’imprenditoria femminile, continuerà ad investire. Sicuramente i fondi europei del Recovery Fund contribuiranno al loro ulteriore sviluppo».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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