
Viene abbassata di un punto la previsione programmatica di crescita del Governo
«Anche prefigurando un rapido recupero ciclico a partire dalla primavera, appare difficile realizzare la previsione programmatica del Governo di una crescita del PIL del 6%». La smentita arriva dal presidente dell’Upb–Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, sottolineando che “la battuta d’arresto che si delinea per questo trimestre è tale da ridurre la prospettiva di crescita di almeno un punto percentuale“. La crescita del Pil stimata per il 2021 scende quindi a +5%.
«La manovra – si legge in una nota – comporta un peggioramento del disavanzo pubblico rispetto al tendenziale nel biennio 2021-22 rispettivamente dell’1,4 e dello 0,6 per cento del PIL (24,6 e 12 miliardi) e un miglioramento nel 2023 dello 0,2 per cento del PIL (3,5 miliardi)».
Secondo le stime ufficiali, l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche dovrebbe collocarsi al 7% del PIL nel 2021 per poi ridursi al 4,7% nel 2022 e ancora al 3% nel 2023, risultando quindi inferiore rispetto al 3,3% previsto in termini tendenziali.
«Nella manovra – viene chiarito – si intrecciano misure ancora emergenziali, elementi di interventi strutturali e indicazioni di larga massima sull’utilizzo dei fondi europei, in un insieme accompagnato da una serie di norme di dettaglio microsettoriali».
Insomma, nell’incertezza della situazione pandemica anche politica di rilancio risulta “parzialmente indefinita“.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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