Le stime dell’ufficio studi sul lavoro agile
PwC ha realizzato uno studio sulle potenzialità dello smart working sia in tema di produttività del singolo e della comunità sia con riferimento alle possibilità economiche che dallo stesso derivano.
Tra i lavoratori coinvolti nei progetti di lavoro a distanza o di forme di lavoro agile si è riscontrato un aumento della produttività del 4%. Che potrebbe aumentare se tutti i lavoratori italiani che potrebbero usufruire dello smart working lo facessero effettivamente, ovvero il 35%, contro il 26% che attualmente ha adottato questa misura.
Il Pil italiano secondo PwC potrebbe crescere di più di un punto percentuale grazie allo smart working, ma per arrivare a questi risultati sono necessarie delle modifiche, per risolvere quei problemi evidenziati da una ricerca condotta da LinkedIn in collaborazione con l’Ordine degli Psicologi: la difficoltà di gestione dello stress e della concentrazione, i problemi legati al sonno e alla salute mentale generale, l’aumento del carico di lavoro di almeno un’ora in più al giorno e soprattutto il diritto alla disconnessione poco rispettato dai datori di lavoro.
La transizione verso un nuovo modello di lavoro, è stata critica per alcune fasce di popolazione: in primis ovviamente le donne, che si sono trovate durante il primo lockdown a dover gestire il lavoro dentro e fuori casa con un sovraccarico molto pesante, aiutate da misure che sono risultate contraddittorie come il bonus babysitter e il congedo parentale straordinario, il tutto in un clima di forte incertezza generale.
Lo smart working del domani è sì auspicabile ma solo a determinate condizioni: il superamento delle barriere organizzative e culturali e uno sguardo più attento alle esigenze delle donne lavoratrici.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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