
In tempo di covid, la chiusura delle piste da sci fa scoppiare la lotta di classe
La stagione turistica invernale è in un momento di stasi che spaventa tutti: le Regioni maggiormente interessate, il settore della ristorazione, quello alberghiero, e il problema di un drastico calo dei consumi in un anno in cui non ci si potrebbero permettere ulteriori perdite è un vero spauracchio acquattato tra le zone rosse, arancioni e gialle d’Italia.
La discussione arriva anche sui social ma, come spesso accade, si trasforma in qualcosa di differente: il picco delle conversazioni nelle piazze digitali c’è stato tra il 23 e il 24 novembre quando Giuseppe Conte ha annunciato la chiusura degli impianti sciistici, e immediatamente la platea si è divisa tra coloro che difendono lo sport invernale, la vacanza di fine anno, il turismo sciistico, e coloro che invece un po’ cinicamente fanno notare che lo sci, tanto, è uno sport per benestanti, per ricchi. Le persone veramente colpite dalla pandemia non potrebbero permetterselo comunque, pertanto non è una perdita così grossa, almeno a livello morale.
Perchè in realtà il peso economico del turismo invernale nell’arco alpino italiano c’è ed è consistente: si aggira tra i 10 e 12 miliardi di euro tra diretto, indotto e filiera, e dà lavoro a 120 mila persone.
Tuttavia l’85% degli utenti social si dice contrario a una riapertura degli impianti, non ritenendola una priorità in un contesto tanto delicato come quello attuale, tra vaccini, ristori, e picchi di contagi che bloccano le terapie intensive. Le motivazioni dietro il “no” dei social alla riapertura sono da ricercarsi nella tristezza del pensare alle vacanze mentre tante persone sono in difficoltà economica, una tristezza che provoca rabbia e disapprovazione anche, tra coloro che ritengono che sia fuori luogo pensare al turismo alpino quando la maggior parte dei lavoratori d’Italia fatica ad arrivare a fine mese dopo tante settimane passate con le saracinesche abbassate.
C’è anche chi si oppone pensando che la riapertura degli impianti provocherebbe lo stesso disagio di quella delle discoteche la scorsa estate. E poi sono diversi gli utenti che fanno notare ironicamente di quanta preoccupazione ci sia per le piste da sci e quanta poca invece per le scuole: riaprire gli impianti e tenere i ragazzi a casa suona ridicolo, se si considera che la priorità dovrebbe essere riportare gli studenti in classe.
Sembrerebbe, a tirar le somme, che tutti abbiano ragione, come spesso accade su argomenti controversi per i quali nemmeno il Governo ha ancora tirato fuori una soluzione dal cappello. Di sicuro c’è che la polemica sul terreno dei social media può diventare in un attimo uno scontro di classe.
di: Micaela FERRARO
FOTO: AGI
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