Lo dimostra uno studio del Politecnico di Milano: crescono clienti e collaborazioni
È boom per il settore delle startup, che nonostante abbia risentito come tutti delle difficoltà portate dall’emergenza sanitaria ed economica, ha dimostrato resilienza e capacità di adattamento. Lo dimostrano i numeri della ricerca fatta dagli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano: il 30% delle startup incluse nello studio ha cambiato il proprio modello di business per rispondere alle nuove necessità del mercato, il 44% ha modificato il tiro per cercare nuove fonti di ricavo, il 34% per puntare su iniziative di impatto sociale e ambientale e infine il 13% per sopravvivere, motivazione comunque più che valida.
Tra le iniziative che hanno preso più campo in quest’ultimo periodo ci sono le raccolte di donazioni, il lancio di nuovi prodotti o servizi e alcune soluzioni gratuite, specie nell’ambito del tech con la digitalizzazione di processi che potessero andare a servizio delle persone, o sistemi di delivery e sanificazione degli ambienti.
Grazie al lavoro posto in essere per fronteggiare la crisi, il 46% delle startup ha ottenuto nuovi clienti e ampliato il proprio network, il 44% ha accelerato lo sviluppo e ottenuto visibilità e il 28% ha ampliato il proprio organico o ha investito su nuove competenze. Il 38% di queste aziende ha dovuto ridurre l’attività ma nel complesso i dati sembrano essere più che positivi.
«In una situazione difficile le imprese hanno compreso come non sia possibile prescindere dalla spinta digitale – ha spiegato Mariano Corso, della Digital Transformation Academy – è diventata una condizione essenziale di resilienza». Perciò, a livello nazionale e con una spinta riscontrabile in tutti i settori, sono stati rivisti i budget per l’ICT e il 78% delle grandi imprese italiane sta adottando azioni di Open Innovation.
Questo ha portato anche alla nascita di molte collaborazioni tra realtà consolidate e startup, per sviluppare servizi innovativi. «Le startup sono ormai riconosciute come partner validi – ha spiegato Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence – sia nelle fasi iniziali delle sperimentazioni sia per rapporti più stabili e strategici».
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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