Resta il nodo del Recovery Plan. E’ scontro Conte-Renzi su governance e metodo del premier che sottolinea: “Per avere i soldi europei bisogna superare lo stallo dato dai veti di Ungheria e Polonia”
E’ stata trovata l’intesa sulla riforma del Mes: un compromesso sulla risoluzione è stato raggiunto nella giornata di ieri tra il Pd, il M5S e Leu. L’accordo, spiegano fonti di Governo, è “soddisfacente per tutti i gruppi“. Stando a quanto riporta il Sole 24 Ore, nella risoluzione la maggioranza impegna il Governo a “finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes ma anche a ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla Ue che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche, nonché a sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, e la realizzazione dell’Edis, ossia il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari“.
Via libera politico all’intesa sulla bozza, dunque, ma i capigruppo di Iv avevano fatto sapere che non avrebbero firmato subito il testo, reputando determinante le parole del premier alle Camere.
E proprio stamattina il presidente del Consiglio ha fatto la sua relazione precisando che sulla riforma del Mes resta la responsabilità delle Camere sulla ratifica del trattato ma per cambiare l’Ue è decisiva ben altro percorso. «L’Italia – ha spiegato – si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell’intera archietettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato, è il Next Geeneration Eu. Com’è noto la riforma del Mes conteneva il backstop che è obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano l’Eurogruppo ha trovato un’intesa per introdurlo con due anni di anticipo».
Solo dopo le parole di Conte Italia viva ha dato la sua benedizione definitiva ed ha firmato la risoluzione di maggioranza.
Trovato l’accordo sul Mes, resta il nodo sul Recovery Plan. Conte e Renzi sono allo scontro frontale sulla governance e queste tensioni hanno fatto saltare il Consiglio dei ministri pomeridiano previsto per ieri. Italia Viva contesta infatti sia il metodo di Conte, che per IV fa tutto da solo, sia l’ampia task force da 300 persone e la struttura di 6 commissari che dovrebbe supervisionare i progetti da finanziare con i 209 miliardi di euro in arrivo dall’Unione Europea. «La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone, ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi, a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Circa il rischio di una rottura, spero proprio di no, ma temo di sì», ha detto Matteo Renzi al TG2.
Al di là delle tensioni politiche interno rimane il problema dello sblocco dei fondi europei con il veto di Polonia ed Ungheria che impedisce una risoluzione rapida della questione. «I cittadini dei 27 Paesi non perdonerebbero un segnale che contraddica quella che è stata una svolta irreversibile delle politiche dell’ Ue – ha detto il premier Giuseppe Conte nelle comunicazioni alla Camera. – Sosteniamo gli sforzi della presidenza tedesca per una soluzione rapida dello stallo».
di: Maria Lucia PANUCCI
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