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Economia

Deficit nella PA, ecco perché l’Italia non sa sfruttare i fondi europei

Micaela Ferraro
13 Dicembre 2020
Deficit nella PA, ecco perché l’Italia non sa sfruttare i fondi europei
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Il nodo sul Recovery Fund è molto più complesso di quanto la politica faccia pensare L’Italia si sta preparando a ricevere il pacchetto dei fondi del Recovery Fund ma ci […]

epa08411529 A handout photo made available by Madrid's regional Community press office shows Madrid regional president Isabel Diaz Ayuso during the celebration of the Day of Europe that marks the birth of the European Union, in Madrid, Spain, 09 May 2020.  EPA/-  HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Il nodo sul Recovery Fund è molto più complesso di quanto la politica faccia pensare

L’Italia si sta preparando a ricevere il pacchetto dei fondi del Recovery Fund ma ci sono molte preoccupazioni nei riguardi delle modalità di utilizzo (leggi qui). La discussione non è solo politica, perché più volte il Paese ha dimostrato di essere incapace di utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea.

Proprio partendo da questo principio il Governo ha studiato la task force composta da 6 manager e un centinaio di tecnici per tentare di superare le problematiche sorte fino a questo momento, una struttura parallela che non è stata ufficializzata, ma che potrebbe essere utile per arginare il problema amministrativo, burocratico e politico che ha paralizzato l’Italia in passato.

Partiamo dal primo nodo. Gli impiegati dell’amministrazione pubblica in Italia hanno un’età molto più alta rispetto a quella degli altri Paesi europei: in media 50,7 anni. Anche la percentuale di laureati è esigua: solo quattro su 10 dei dipendenti pubblici ha la laurea e quelli che la hanno di solito hanno ottenuto il titolo in giurisprudenza o economia. Si tratta di dati questi che rendono abbastanza chiaro il motivo per cui sembra difficile favorire la digitalizzazione nella scuola, risolvere dissesti idrogeologici o migliorare la raccolta differenziata. Servirebbero profili diversi, più giovani e con una preparazione maggiormente tecnica, che però al momento non ci sono. Un problema recriminato dalla stessa Unione Europea: «l’amministrazione italiana ha modalità ottocentesche per assumere dipendenti e collaboratori – ha fatto presente una fonte da Bruxelles – basti pensare che nel concorso indetto nel 2019 dal Comune di Milano le prove da sostenere riguardavano argomenti di diritto civile, amministrativo e penale».

Un altro problema è legato alla burocrazia infinita dell’Unione Europea, che rende difficile seguire le procedure per accedere ai finanziamenti. Inoltre con le clausole della condizionalità ex ante e la regola “n+3” che prevede che i progetti debbano essere conclusi entro tre anni dopo il termine indicato all’avvio dei lavori, l’Ue ha reso ancora più difficile l’assorbimento dei fondi.

Infine, esiste un problema politico: i partiti preferiscono appoggiare piccoli progetti che assicurino pacchetti di voti piuttosto che le strutture amministrative e burocratiche che sono fondamentali per la creazione e lo svolgimento dei progetti.

Tutte queste mancanze hanno fatto sì che dei 44,8 miliardi di euro ricevuti con l’accordo di partenariato stipulato fra Italia e Unione Europea nel 2014, le autorità italiane abbiano speso solo il 38%, inserendosi al penultimo posto nella classifica per capacità di assorbimento dei fondi del bilancio. Un primato che corre il rischio di essere ripetuto con il Recovery Fund.

di: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA

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