
Molte grandi firme nel mercato del lusso statunitense ai ferri corti con le scadenze
La crisi derivante dal coronavirus è una delle più democratiche mai viste prima. Ha colpito in modo trasversale tutti i settori dell’economia globale, compreso quello del lusso, che non fa eccezione nemmeno a New York.
La Città che non dorme mai si è svuotata a causa della pandemia, con 100 mila metri quadrati di attività commerciali che risultano vuoti e 900 mila persone in smart working, che hanno abbandonato le postazioni nel cuore pulsante di Manhattan. Questo, insieme alle misure restrittive che hanno portato lontani i clienti, ha contribuito ad alimentare una crisi che non si vedeva dal 2009.
Di conseguenza molti negozi, anche grandi firme, sono stati costretti a chiedere sconti, esenzioni oppure sono state accusate di non pagare il canone di affitto: è il caso per esempio di Michael Kors e Hugo Boss, che secondo il proprietario dei muri sarebbero indietro con i pagamenti di 7 milioni di dollari. Sulla strada dello shopping per eccellenza, la Fifth Avenue, Valentino ha fatto causa al proprietario del negozio chiedendo di liberarlo dall’affitto. 1,6 milioni di dollari al mese.
Lo store Lids è stato portato in tribunale a causa di un arretrato di 511 mila dollari di affitti arretrati e ad altri negozi della catena non è stato sospeso l’affitto nonostante le chiusure, e come a loro a moltissimi altri, tanto che sono numerosi i negozi di lusso che hanno preferito chiudere in attesa di un miglioramento della situazione, persino alla Grand Central.
Tra le possibilità per il futuro c’è quella che gli store, abbandonati, diventino abitazioni e residence.
di: Micaela FERRARO
FOTO: AGI
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