
560 mila i lavoratori fermi
Nei primi 9 mesi del 2020 la produzione metalmeccanica ha perso il 17,9% rispetto a gennaio-settembre 2019, un risultato peggiore rispetto all’intero comparto industriale che ha segnato un -14%. E le prospettive per il futuro non sono positive: è prevista un’ulteriore brusca frenata nella parte finale dell’anno ed il 19% delle imprese, poi, pensa di dover ridurre la forza lavoro nei prossimi 6 mesi. E’ questo il quadro nero che emerge dall’indagine congiunturale di Federmeccanica.
Nel terzo trimestre dell’anno in corso la produzione metalmeccanica ha registrato un parziale recupero dopo la forte caduta osservata nel corso dei primi due trimestri dell’anno. Nonostante questo, i volumi realizzati restano ampiamente insufficienti a compensare le perdite subite e si sono confermati inferiori di oltre il 5% rispetto ai livelli pre-pandemici. La significativa contrazione della domanda interna e la flessione della domanda mondiale continueranno, anche nelle prospettive a breve, a influenzare negativamente l’evoluzione dell’attività produttiva metalmeccanica.
Il calo è risultato diffuso a tutte le attività dell’aggregato con variazioni negative mediamente comprese tra il 14% e il 18%, ma la contrazione più forte si è registrata per le imprese costruttrici di Autoveicoli e rimorchi, pari al 30,7%.
Sull’attività produttiva si sta facendo sentire non solo la forte caduta della domanda interna, in particolare quella di beni d’investimento in macchine e attrezzature, ma anche la flessione della domanda mondiale che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, diminuirà nel 2020 di oltre 10 punti percentuali. In particolare, preoccupa il crollo dei flussi di prodotti metalmeccanici diretti verso i nostri principali partner europei quali la Germania (-12,8% rispetto a gennaio-settembre 2019), la Francia (-17,6%), ma anche il Regno Unito (-17,0%) e la Spagna (-23,4%).
E per il futuro le prospettive non sono certo migliori: il 44% delle imprese si dichiara insoddisfatto del proprio portafoglio ordini, il 27% prevede cali di produzione, il 19% pensa di ridurre la propria forza lavoro nei prossimi 6 mesi mentre il 14% dichiara una situazione di liquidità cattiva o pessima.
Sul fronte occupazionale nel periodo gennaio-settembre 2020 il numero di occupati è diminuito dell’1,4% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il calo è da attribuire in larga misura alla qualifica operaia che ha registrato una contrazione del 2,1% a fronte di una flessione dello 0,4% osservata per la qualifica impiegatizia.
Nei primi mesi del 2020 le ore di cassa integrazione autorizzate, nel settore metalmeccanico, sono state 771 milioni, in aumento del 737%, in pratica l’equivalente di 560 mila lavoratori sono rimasti fermi. Del resto, i volumi produttivi saranno recuperati solo nel 2023.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ASKANEWS
Ti potrebbe interessare anche: