
6 realtà su 10 hanno registrato un aumento della produttività dei dipendenti
Flessibilità, collaborazione virtuale e riduzione dei tempi di spostamento: sono questi i tre grandi pregi dello smart working, che hanno comportato un aumento della produttività nei dipendenti secondo quanto registrato da 6 aziende su 10, secondo i dati raccolti dal report del Capgemini Research Institute intitolato The future of work: from remote to hybrid.
Secondo gli intervistati, l’aumento della produttività potrebbe arrivare al 17% nei prossimi due o tre anni.
Un ulteriore elemento positivo è quello della riduzione dei costi: l’88% delle aziende ha risparmiato sugli immobili e il 92% prevede di realizzare un ulteriore risparmio nei prossimi due o tre anni. Il 70% ritiene che lo smart working possa essere uno strumento da utilizzare anche una volta terminata la pandemia.
L’aumento di produttività è stato riscontrato soprattutto nei settori IT e digitali, nel servizio clienti, e in quello di vendite e marketing. Molto più complesso per settori quali il manifatturiero, in cui la presenza fisca è fondamentale per la buona riuscita del lavoro.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla preoccupazione legata al diritto alla disconnessione: per i lavoratori in smart working vengono a cadere quelle tutele fondamentali sul posto di lavoro, e c’è il rischio che venga loro chiesto di essere sempre collegati. Inoltre l’isolamento, soprattutto per i nuovi assunti, può incidere negativamente sul percorso lavorativo.
Il Capgemini Research Institute afferma che la soluzione potrebbe trovarsi nelle forme di lavoro ibrido, agile, rinnovando la cultura del lavoro stesso e creando un modello che mischi lo smart working alla presenza in ufficio.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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