
Gli sportivi professionisti non possono accedere alle agevolazioni per i lavoratori impatriati
Doccia fredda per il mondo del calcio, messo a dura prova dalla pandemia che ha sferzato in modo decisivo le casse provate dai tanti anni di ingaggi a prezzi inauditi. Adesso la nuova batosta arriva dall’Agenzia delle Entrate, che tramite una circolare interpretativa ha reso noto che gli sportivi professionisti non possono accedere alle agevolazioni fiscali per i lavoratori definiti impatriati.
Si tratta di una misura che prevede una tassazione ridotta a favore dei contribuenti che trasferiscono la residenza fiscale in Italia e che si impegnano a rimanere nel Paese per almeno due periodi di imposta, contribuendo all’economia tramite attività lavorative che rimangono interne.
Il decreto crescita varato nel 2019 aveva previsto un’estensione di questi sgravi agli sportivi professionisti a partire dal 2020, a condizione che rimanessero residenti in Italia per due anni e che versassero un contributo pari allo 0,5% della base imponibile in un fondo dedicato ai settori giovanili. Così facendo, avrebbero usufruito di una tassazione agevolata, calcolata sul 50% del compenso ricevuto per cinque anni, prolungabili poi per altri cinque in caso di figli minorenni a carico o di acquisti di immobili residenziali dopo il trasferimento.
Tuttavia l’Agenzia delle Entrate ha smontato il decreto crescita, ritenuto non applicabile perché manca il decreto attuativo della misura, che potrebbe non arrivare mai perché il Governo potrebbe essere accusato di concorrenza sleale e incorrere in una sanzione a livello europeo, eventualità da evitare in questo preciso momento storico. Pertanto l’aliquota Irpef per gli sportivi rimane quella ordinaria per i redditi superiori ai 75 mila euro, il 43%.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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