
I progetti degli italiani per le vacanze sono pochi, pesa l’incertezza. Nel 2020 persi 78 milioni di arrivi
Si potrà tornare a viaggiare? In un futuro più o meno distante si presuppone di sì, ma manca la certezza e questo continua a essere il peggior deterrente per il turismo. Anche se rispetto agli scorsi mesi, l’inizio del nuovo anno ha trasmesso una piccola ondata di ottimismo nei riguardi delle vacanze.
Secondo l’indice calcolato da Swg per Confturismo, che valuta la propensione al viaggio, su una scala da 0 a 100 ci troviamo adesso a 48, con un recupero di 9 punti rispetto al record negativo segnato a novembre (ne abbiamo parlato qui).
Si tratta di una media fra due scenari distinti: uno a breve e uno a lungo termine. Nel primo caso, relativamente ai progetti per le ferie entro fine febbraio, un intervistato su quattro ha previsto di concedersi una pausa di massimo tre giorni in Italia. Di questi, il 72% non ha scelto la meta né prenotato, e tende a preferire le seconde case di proprietà oppure le residenze di amici.
Per quanto riguarda il secondo caso, le previsioni a lungo termine, gli italiani hanno rivolto l’attenzione a un periodo di 3-7 giorni tra giugno e luglio nel 28% dei casi, e di oltre 7 giorni tra luglio e settembre, per uno su due. Ma il tutto è vincolato a un ritorno alla normalità distrutta dalla pandemia.
Confturismo Confcommercio fa una stima dei danni registrati dal settore nel 2020: «l’anno si chiude con meno 78 milioni di arrivi e meno 240 milioni di presenze turistiche in Italia – spiega il presidente Luca Patanè – ai quali va aggiunta l’ulteriore perdita dei circa 36 milioni di italiani che non sono andati all’estero». Secondo questi dati, il turismo è andato indietro di 30 anni: l’arma individuata per andare avanti è il Recovery Fund, anche se, secondo quanto lamentato da Patanè, fino ad oggi non c’è stato un progetto vero e proprio per il settore.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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