La pandemia ha ridotto del 20-25% il numero delle imprese idonee alla quotazione
Sono oltre duemila le piccole e medie imprese italiane che potrebbero quotarsi in Borsa, nonostante la pandemia riduca del 20-25% il numero di quelle idonee. Lo sostiene uno studio diffuso dalla Banca d’Italia secondo cui l’elevato numero di aziende che continuano a essere idonee alla quotazione e le nuove ammissioni al mercato Aim Italia di fine 2020 fanno ipotizzare che la tendenza possa riprendere stabilmente e con forza dopo che gli effetti della crisi da Covid-19 si saranno esauriti.
L’esame di un vasto campione di Pmi, di cui 88 imprese ammesse all’Aim Italia tra il 2013 e il 2019, ha consentito di individuare il profilo tipico di quelle che decidono di quotarsi in Borsa. Si tratta per lo più di Pmi non finanziarie, prevalentemente di medie dimensioni e attive nella produzione di macchinari di impiego generale, nell’industria alimentare e nel commercio all’ingrosso.
«Le Pmi italiane – spiegano gli economisti Giuseppe Buscemi, Simone Narizzano, Francesco Savino e Gianluca Viggiano – hanno fatto ricorso più al finanziamento bancario e meno alla raccolta di capitale di rischio. Questo ha contribuito a un sottodimensionamento del mercato borsistico italiano rispetto alle altre economie avanzate. Il rapporto tra capitalizzazione di mercato e Pil in Italia a fine 2019 era al 36%, più del 100% in Francia e nel Regno Unito e più del 50% in Germania. Negli ultimi anni poi è aumentato il numero di ammissioni in Borsa di Pmi, anche grazie a misure legislative e di mercato che hanno ridotto gli oneri di quotazione, fra cui la creazione del mercato Aim Italia per imprese di minori dimensioni e ad alto potenziale di crescita».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ASKANEWS
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