
A pagare lo scotto maggiore sono le imprese del commercio, del turismo e della ristorazione con una contrazione media del 16,2%
Il 2021 non inizia bene per i consumi. Anzi il prolungamento delle restrizioni porterà a registrare nel primo trimestre di quest’anno una spesa inferiore di 15 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2020. A lanciare il nuovo allarme è Confesercenti secondo cui già nell’anno appena concluso la pandemia ha cancellato 105 miliardi di euro di consumi, una cifra che, da sola, ha comportato una riduzione del Pil del 6,1%.
A pagarne lo scotto maggiore sono le imprese del commercio, del turismo e della ristorazione che sono state le più colpite dalla recessione pandemica con una diminuzione media del valore aggiunto del 16,2%, a fronte del -9,6% registrato dalle altre imprese.
Un problema per la crescita, visto che si riduce fortemente la quota di Pil generata da questi comparti: si passa dal 6,2 al 4,4% per Alberghi e pubblici esercizi; dal 4,2 al 3,3% per la Ricreazione e cultura; dal 3,7 al 3% per l’abbigliamento. «Queste dinamiche evidenziano l’attuale impossibilità dei consumi interni di spingere la crescita dell’economia italiana, come hanno sempre fatto, visto che valgono il 60% del nostro Pil – spiega Confesercenti. – Senza una loro decisa ripresa, quindi, l’economia del Paese entrerà in una spirale discendente da cui sarà difficile uscire».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/ANDREA CANALI
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