Nel periodo marzo-dicembre 2020 oltre 32 milioni si sono visti cancellare o rimandare la visita
Ammonta a tre milioni la quota degli italiani che, fra marzo e dicembre 2020, ha dovuto rinunciare a cure mediche, visite specialistiche o operazioni a causa di difficoltà economiche sopraggiunte per la pandemia. Il triste dato emerge dall’indagine condotta da mUp Research e Norstat per Facile.it che sottolinea come oltre 32 milioni si sono visti cancellare o rimandare la visita con un tempo medio di rinvio pari a 53 giorni. Questo a causa dello stress a cui sono sottoposte molte strutture in questi mesi per combattere il virus.
Per alcune specialità poi i tempi sono stati ancora più lunghi. Nel caso dell’oncologia, ad esempio, lo slittamento medio è stato di 63 giorni, per la cardiologia di 72 giorni e addirittura si è arrivati ad 81 giorni per la ginecologia. Ma il dato ancor più preoccupante è che nel 68% dei casi l’appuntamento è stato rimandato senza fornire al paziente una data precisa.
Fra coloro cui è stato rinviato o annullato un appuntamento già programmato, nel 54,7% dei casi questo si sarebbe dovuto svolgere in struttura pubblica, nel 45,3% in una privata. Secondo l’indagine circa 7 milioni di cittadini, a seguito di rinvii o annullamenti, hanno scelto di passare da una struttura pubblica ad una privata, pagando in media 292 euro per ciascuna visita.
Per far fronte ai costi legati alla sanità privata il 73,2% ha pagato usando i propri risparmi, mentre il 16,6% ha fatto ricorso ad un’assicurazione sanitaria; circa 2,2 milioni di pazienti ha invece chiesto un prestito ad amici, parenti e finanziarie.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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