L’allarme lanciato dall’Osservatorio Aub: il 33% delle imprese ha una struttura finanziaria inadeguata ad affrontare la crisi
A causa del Covid un’azienda familiare su quattro rischia la chiusura. Il 33% di queste imprese ha una struttura patrimoniale e finanziaria inadeguata ad affrontare la pandemia e il 25-30% potrebbe entrare in procedure concorsuali o liquidatorie se non ricorrerà a ricapitalizzazioni con equity esterno. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio Aub, promosso da Aidaf (Associazione Italiana delle Aziende Familiari), Cattedra Aidaf-Ey di Strategia delle Aziende Familiari (Università Bocconi), UniCredit e Cordusio, con il supporto di Borsa Italiana, Fondazione Angelini e Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi.
L’Osservatorio monitora tutte le aziende familiari italiane che hanno superato la soglia di fatturato di 20 milioni di euro: 17.984 totali. Ebbene l’analisi mostra che, rispetto al 2009, la quota di aziende familiari con una struttura patrimoniale o reddituale davvero compromessa (equity o Ebitda negativi) era scesa all’inizio del 2020 dal 4,3% al 3,4% e quella di aziende con indicatori di solidità critici era scesa di 10 punti (dal 38,8% al 29,9%), mentre le aziende che disponevano di una liquidità superiore all’indebitamento erano salite dal 17,7% al 29,5%, Tuttavia, il 33% mostrava una struttura inadeguata ad affrontare la crisi pandemica.
Un’analisi condotta con Fsi (Fondo Strategico Italiano), inclusa nell’Osservatorio, evidenzia l’effetto negativo dell’indebitamento sulle performance e mostra i pesanti impatti su crescita e redditività delle realtà produttive. Ne consegue che in questo momento le aziende migliori devono cercare di crescere attraverso l’equity e non il debito. «A parte la speranza che la ripresa, questa volta, sia più veloce, la nostra analisi mostra che l’unica via di uscita è un maggiore ricorso all’equity, accompagnato da un’apertura alla leadership esterna e a un suo auspicabile ringiovanimento», ha spiegato Guido Corbetta, titolare della Cattedra Aidaf-Ey.
di: Maria Lucia PANUCCI
Ti potrebbe interessare anche: