
Peggio del -8,8% ha fatto solo la Spagna con -11%, mentre la Francia ha chiuso a poco meglio a -8,3%. Per gli Stati Uniti si tratta del peggior dato annuale dal 1946 ma è l’economia migliore tra i peggiori
Il 2020 è stato un anno da dimenticare non solo per l’economia italiana, che ha visto registrare un crollo del Pil a -8,8% (leggi qui), ma anche per tutti gli altri Paesi, ad eccezione solo della Cina, rimbalzata fuori dal Covid già con il +4,9% del Pil nel terzo trimestre e che ora ha ripreso a correre a un ritmo più veloce di prima della pandemia, con una crescita in media d’anno del 2,3%.
Peggio di noi fa solo la Spagna il cui Pil è sceso dell’11% nel 2020 secondo la prima stima ufficiale pubblicata dall’Istituto nazionale di statistica (Ine). La cifra è vicina alla previsione del Governo (-11,2%) e migliora significativamente la stima più pessimista rilasciata dal Fondo Monetario Internazionale che prevedeva invece un calo del 12,8%.
Segue poi la Francia che ha vissuto una recessione storica nel 2020, con il Pil a -8,3% dopo una crescita dell’1,5% nel 2019. Secondo la prima stima pubblicata dall’Insee, il dato è migliore del -9% che lo stesso istituto di statistica e la Banque de France avevano previsto precedentemente e ancor più rispetto al -11% atteso dal Governo.
Il Portogallo ha archiviato l’anno appena trascorso con un Pil in discesa del 7,6% dopo l’aumento del 2,2% dell’anno precedente. Il calo è tuttavia meno pronunciato di quanto avessero previsto sia il Governo sia la Banca centrale del Portogallo, che si aspettavano rispettivamente -8,5% e -8,1%. Nel IV trimestre l’attività economica è cresciuta dello 0,4% sul trimestre precedente, quando era aumentata del 13,3%. Su base annua il Pil è sceso del 5,9% tra ottobre e dicembre, dopo il -5,7% del terzo trimestre.
L’economia della Germania nel 2020 si è contratta del 5% secondo i dati preliminari dell’ufficio federale di statistica Destatis, sostanzialmente in linea con l’atteso -5,1%. Il dato è meno grave della contrazione record del 5,7% subita nel 2009 durante la crisi finanziaria globale.
In fondo alla classifica dei peggiori ci sono gli Usa. Il 2020 si chiude con un Pil in discesa del 3,5%, il peggior dato annuale dal 1946. Il calo interrompe una fase espansiva che durava da 11 anni. La contrazione annuale è infatti la prima dal 2009, quando durante la crisi finanziaria il Pil diminuì del 2,5%. Per il 2021 è atteso un rimbalzo di circa il 5,5%, vaccini premettendo.
Secondo una stima preliminare diffusa da Eurostat, l’intero 2020 si è chiuso con una recessione del 6,8% per l’Unione, corretta dagli effetti di calendario, e con un -6,4% dell’intera Ue.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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