
Ora però di concreto non c’è nulla. E si fa sempre più largo l’ipotesi che la banca senese possa salvarsi con l’emissione di un nuovo bond da 500 milioni
Monte dei Paschi di Siena è l’osservato speciale di oggi con il titolo che schizza di oltre +14% a Piazza Affari. Il motivo? E’ al centro della curiosità perché sono in molti a chiedersi cosa farà Draghi quando prenderà il comando: lo Stato italiano, che ne è primo azionista e detiene, complessivamente, il 68,2% del capitale sociale, con la partecipazione diretta del Tesoro, confermerà il deal con Unicredit?
Secondo quanto scrive Il Messaggero il fondo Apollo avrebbe espresso l’interesse al consiglio di amministrazione della banca senese a esaminarne i conti ma ci sarebbero altri tre fondi (Blackstone, Lonestar, Hellman & Friendman) intenzionati ad avere accesso alla data room. A questi
dovrebbe aggiungersi proprio Unicredit a partire da metà aprile, dopo la nomina del nuovo amministratore delegato, Andrea Orcel.
Equita, in realtà, è scettica sull’opzione fondo: «Riteniamo improbabile che l’interesse di un fondo possa sfociare concretamente nell’acquisizione di Mps, dato il profilo d’investitore, caratterizzato da un orizzonte temporale d’investimento di breve periodo e da una strategia di gestione per questo motivo più aggressiva nel taglio dei costi, possa non essere ritenuto adeguato dal MEF», dicono gli esperti.
Dello stesso avviso sono anche gli analisti di Intesa Sanpaolo che ritengono che “la migliore soluzione per MPS sarebbe l’integrazione in un altro gruppo bancario, invece di essere acquisita da un fondo di private equity, in questo modo si ottimizzerebbero le sinergie di costi e ricavi e la possibilità di utilizzare Dta come bonus fiscali“. Ed in particolare gli specialisti puntano proprio al deal con Unicredit, il cui titolo oggi balza del 3,5% a 8,75 euro per 19,58 miliardi di capitalizzazione.
Equita riporta anche le indiscrezioni di La Repubblica, secondo cui Monte dei Paschi potrebbe procedere, a valle della pubblicazione dei risultati 2020 di domani, con l’emissione di uno strumento subordinato al fine di rafforzare il capitale. In particolare si è parlato di un prestito da 500 milioni di euro, per rimpolpare almeno in parte il capitale entro febbraio e consentire la continuità aziendale malgrado la forte perdita dei conti 2020, che il mercato stima in 1,5 miliardi.
Questo strumento serve alla banca per salvarsi, almeno nel breve termine, perché al momento, nonostante l’apertura di una data room con cui il Mef ha messo ufficialmente in vendita la sua partecipazione, di concreto non c’è nulla, neanche un’offerta da Unicredit.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/MATTEO BAZZI
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