
Il ministero della Salute ha annunciato: “il richiamo va fatto dopo 12 settimane”
Ieri sono state consegnate alle Regioni le prime dosi del vaccino AstraZeneca consegnate in Italia (leggi qui), ma la campagna è partita a rilento: alcune Regioni inizieranno domani 11 febbraio ma la maggior parte deve ancora definire un piano, che potrebbe arrivare nel fine settimana se non direttamente la settimana prossima.
Alla base del ritardo ci sono diversi nodi politici da risolvere. Al termine della riunione della Commissione salute, le Regioni hanno presentato una nota con la quale si è chiesto un lavoro tecnico paritetico al ministro della Salute Roberto Speranza, con l’obiettivo di «sgomberare il campo dalle incertezze che stanno creando difficoltà all’andamento della campagna». Ma le Regioni stanno affrontando anche diversi problemi organizzativi, perché ciascun territorio sta andando per conto proprio e c’è la necessità di rivedere tutta la logistica e la gestione della campagna vaccinale, uno dei punti saldi del programma di Draghi. Le Regioni hanno chiesto indicazioni precise: «sull’uso di Astrazeneca sulle persone over 55 e senza patologie, sull’acquisto da parte dell’Italia di vaccini in autonomia rispetto agli accordi con l’Europa e sulla data di somministrazione della seconda dose», come spiegato dal coordinatore della Commissione e assessore alla Salute del Piemonte Luigi Icardi. A questo quesito ha risposto l’Aifa, raccomandando che il richiamo avvenga nel corso del 12esima settimana e comunque a una distanza di almeno 10 settimane.
Intanto questo weekend dovrebbe esserci la prima scelta operativa del presidente incaricato, che dovrà andare al Quirinale e decidere se sciogliere la riserva e giurare e successivamente se prorogare o meno il divieto di spostamento tra le Regioni, che scade il 15 febbraio.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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