
Le priorità: Vaccini sufficienti e rapidi per ridurre le varianti. Proteggere tutti i lavoratori ed aiutare alcune aziende ad affrontare il cambiamento. Riforma radicale del fisco
Un discorso chiaro e programmatico costellato da diversi applausi ed incentrato, come era scontato che fosse, sulla necessità urgente di combattere la pandemia che ha messo in ginocchio l’Italia e milioni di lavoratori. Mario Draghi è arrivato al Senato alle 10, puntuale come un orologio svizzero, ha parlato per cinquanta minuti ed ha presentato in modo chiaro e preciso il suo programma per la ripartenza. «Il primo dovere è combattere la pandemia, ci occuperemo di chi soffre e di chi perde il lavoro. Questo governo non nasce dal fallimento della politica. E’ semplicemente il governo del Paese». Inizia così il suo discorso a Palazzo Madama in una giornata che si prospetta davvero lunga visto che il voto di fiducia non inizierà prima delle 22.
L’ex presidente della Bce ha rassicurato che farà le riforme necessarie ma affronterà anche l’emergenza. «Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour, le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano – ha spiegato. – Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria attività».
Le parole di Draghi sono intrise di patriottismo, celano amore per l’Italia che, prima di appartenere al grande contesto europeo, è un territorio pieno di storia, tradizioni e culture di cui andare fieri. «Nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai nostri territori di origine o residenza – ha detto. – Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere».
La pandemia ha colpito tutti, senza distinzione, ci ha reso tutti uguali nella sofferenza e nelle difficoltà e gravissime sono state le conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento. Per non parlare poi della scuola. La diffusione del Covid ha provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. «Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze – ha sottolineato Draghi. – Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza».
Per Draghi ora la vera sfida è ottenere più vaccini possibile e distribuirli rapidamente. «Bisogna fare tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati. E soprattutto imparare da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate. La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus. Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private».
Il Governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. «Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente – ha sottolineato Draghi. – E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi». Per Draghi l’Italia presenta uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. «Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro», ha detto.
Le politiche fiscali dovranno essere espansive per facilitare l’innovazione e la sostenibilità. Un altro obiettivo di Draghi è “lasciare alle generazioni future un buon pianeta, non solo una buona moneta“.
C’è poi il grande tema del turismo, uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Ed anche qui bisogna puntare al cambiamento. «Anche nel nostro Paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio il modello di turismo, un’attività che prima della pandemia rappresentava il 14% del totale delle nostre attività economiche. Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia. Ma senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato», ha spiegato il premier.
In tema di infrastrutture occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di Ripresa e Resilienza.
Draghi è favorevole ad una riforma del fisco generale che però va affidata ad esperti competenti e preparati. «Non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli», ha spiegato. Va studiata una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale.
Altra sfida sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale Draghi perseguirà un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati.
E qui si chiude il discorso di Draghi con tutti i parlamentari che si sono alzati in piedi applaudendo ad un grande maestro che ha tutte le carte in regola per salvarci, per restituirci quella normalità che abbiamo messo in un cassetto da un anno. D’altronde lui lavorerà per il popolo, perché come ha sottolineato ad inizio discorso, il suo è il Governo del Paese.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/LA PRESSE/ ROBERTO MONALDO
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