
Parlerà alle 10 e poi stasera dalle 22 ci sarà il voto. La previsione è che incasserà quella che si preannuncia la fiducia più ampia della storia della Repubblica
Il rigore contro le nuove varianti del Covid. La necessità di procedere a passo ancora più spedito nel piano vaccini. E’ l’ora della verità. Il presidente del Consiglio Mario Draghi prepara il suo esordio in Parlamento. Alle 10 terrà le sue dichiarazioni programmatiche al Senato, dove il voto di fiducia è previsto non prima delle 22, mentre domani sarà la volta della Camera.
Il suo discorso non sarà lungo, una ventina di minuti circa, e sarà in gran parte incentrato sulle emergenze e le priorità del Paese. Il Covid, innanzitutto. Ma anche il Recovery Plan con la sua forte impronta ambientalista e le tre grandi riforme da mettere in campo: quella del fisco, quella digitale, quella della giustizia civile.
Le fibrillazioni si registrano in tutti i partiti, ma le crepe più evidenti restano quelle del M5S: una ventina di senatori pentastellati sono orientati a non votare la fiducia, ma probabilmente i no saranno solo 5 o 6, gli altri si asterranno o non verranno in Aula. Per chi avrà il coraggio di votare no il destino è già segnato: sarà espulso dal gruppo.
A sostegno del nuovo premier arriva ancora una volta il Pd. «L’Italia è in buone mani. Il governo Draghi rappresenta una grande scommessa e il Pd lo sosterrà con impegno e lealtà, con i suoi contenuti programmatici e con i suoi ideali e valori», ha spiegato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti.
La previsione è che Draghi farà il pieno dei voti, incasserà quella che si preannuncia la fiducia più ampia della storia della Repubblica, chiederà unità, fiducia e coesione al Parlamento, indicherà la strada dell’europeismo e dell’atlantismo per poi presentarsi al suo primo vero appuntamento da premier. Venerdì è prevista infatti la prima sessione di lavoro del G7, si parlerà di pandemia e sarà presente in video conferenza anche il presidente americano Joe Biden.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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