
Gli operatori scendono in piazza e chiedono al Governo di ripartire in sicurezza
I lavoratori dello spettacolo scendono in piazza perché vogliono ripartire dopo un anno di chiusure che sta decretando la morte del settore. I numeri sono davvero inquietanti. Nel 2020 l’attività cinematografica e il teatro hanno perso oltre il 70% degli incassi. Per la musica la percentuale è quasi del 90%. Più in generale, il settore dello spettacolo ha registrato il 70% di eventi in meno con un calo degli ingressi del 72,9% e una spesa al botteghino calata a 623 milioni nel 2020 dai tre miliardi dell’anno precedente.
E così diverse piazze italiane diventano teatro di proteste per chiedere al Governo la ripartenza in sicurezza del settore. Da Napoli e Bologna, da Torino a Firenze, da Genova a Roma centinaia di attori, scenografi, costumisti, direttori della fotografia, ballerini e tecnici stanno manifestando guidati dalle categorie sindacali di Cgil, Cisl e Uil. «E’ un momento assolutamente drammatico per il mondo della cultura, dello spettacolo e delle arti – ha detto Annamaria Furlan – ma anche un momento in cui dobbiamo guardare alle opportunità per salvare questo settore così importante. Anche attraverso il recovery plan noi riusciremo ad avere risorse da investire in un settore importantissimo per il nostro Paese, che è quello della cultura e dello spettacolo. Dobbiamo anche entrare in una logica di investimento nella cultura, che è centrale per il nostro Paese. Ne abbiamo bisogno tutti».
Pierpaolo Bombardieri ha sottolineato che il settore della cultura produce il 6% del Pil e proprio per questo non si può lasciar morire. «Non possiamo né vogliamo lasciare soli i lavoratori – ha detto. – Chiediamo a gran voce al Governo di impegnarsi con urgenza per riaprire cinema e teatri in sicurezza. Rilanciare il settore dello spettacolo non significa solo restituire a tutti gli operatori del settore sicurezza, reddito e professionalità, ma anche dare spazio alla crescita culturale del Paese».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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