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Economia

Made in Italy in Cina, l’agroalimentare a +20,5% nel 2020

Micaela Ferraro
1 Marzo 2021
Made in Italy in Cina, l’agroalimentare a +20,5% nel 2020
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Le stime di Coldiretti sui dati Istat, verso la protezione di 200 prodotti a denominazione di origine Il 2020 è stato l’anno dell’agroalimentare italiano in Cina. Lo dicono le stime […]

Roma, 1 mar. (askanews) - NellÂ’anno del Covid è record storico per il Made in Italy alimentare in Cina con un balzo del 20,5% nel 2020 ed un valore che supera per la prima volta il mezzo miliardo di euro. EÂ’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati istat divulgata in occasione dellÂ’entrata in vigore dellÂ’accordo tra Ue-Cina che prevede la mutua protezione di 200 prodotti a denominazione di origine, 26 dei quali sono italiani tra i 100 dellÂ’Unione Europea. 

Si tratta – sottolinea la Coldiretti - di un risultato importante ottenuto in netta controtendenza rispetto alle difficoltà  determinate dalla pandemia agli scambi commerciali che conferma lÂ’apprezzamento del gigante asiatico per cibi e bevande nazionali. LÂ’accordo siglato tra Unione Europea e Cina rappresenta dunque – sottolinea la Coldiretti - un primo passo importante ma insufficiente con appena il 3% dei prodotti italiani a indicazione di origine presenti nella lista. 

Per lÂ’Italia che è leader europea nelle denominazioni di origine ad essere tutelati in Cina per adesso sono: Aceto balsamico di Modena, Asiago, Asti, Barbaresco, Bardolino superiore, Barolo, Brachetto dÂ’Acqui, Bresaola della Valtellina, Brunello di Montalcino, Chianti, Conegliano-Valdobbiadene Prosecco, Dolcetto dÂ’Alba, Franciacorta, Gorgonzola, Grana padano, Grappa, Montepulciano dÂ’Abruzzo, Mozzarella di Bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele, Soave, Taleggio, Toscano, Vino Nobile di Montepulciano. 

Il rischio è che la mancata protezione di tutti gli altri marchi Made in Italy legittimi la produzione di imitazioni dei prodotti tricolori in un Paese in grande espansione soprattutto nel settore vitivinicolo dove è il primo consumatore mondiale per i rossi. EÂ’ positiva tuttavia - continua la Coldiretti – a volontà  di procedere nel tempo ad una allargamento della lista. In questo contesto – precisa la Coldiretti -  è importante anche lavorare al superamento delle barriere tecniche ancora presenti per le esportazioni nazionali. Se infatti è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane e nel 2018 le frontiere si sono aperte in Cina per lÂ’erba medica italiana, al momento per quanto riguarda ad esempio la frutta fresca lÂ’Italia può esportare in Cina solo kiwi e agrumi mentre sono ancora bloccate le mele e le pere oggetto di uno specifico negoziato.

Le stime di Coldiretti sui dati Istat, verso la protezione di 200 prodotti a denominazione di origine

Il 2020 è stato l’anno dell’agroalimentare italiano in Cina. Lo dicono le stime di Coldiretti redatte sui dati Istat: il made in Italy alimentare ha avuto un balzo del 20,5% sul mercato cinese rispetto agli anni precedenti. Un dato che acquista uno spessore ancora maggiore se divulgato in occasione dell’entrata in vigore dell’accordo Ue-Cina che prevede la mutua protezione di 200 prodotti a denominazione di origine, 26 dei quali sono italiani.

Per il momento, i prodotti tutelati sono: Aceto balsamico di Modena, Asiago, Asti, Barbaresco, Bardolino superiore, Barolo, Brachetto d’Acqui, Bresaola della Valtellina, Brunello di Montalcino, Chianti, Conegliano-Valdobbiadene Prosecco, Dolcetto d’Alba, Franciacorta, Gorgonzola, Grana padano, Grappa, Montepulciano d’Abruzzo, Mozzarella di Bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele, Soave, Taleggio, Toscano, Vino Nobile di Montepulciano.

«È un risultato importante ottenuto in netta controtendenza rispetto alle difficoltà determinate dalla pandemia agli scambi commerciali – ha dichiarato Coldiretti – che conferma l’apprezzamento del gigante asiatico per cibi e bevande nazionali». L’accordo è un importante passo in avanti, anche se per Coldiretti ancora insufficiente: il rischio è che se non si provvede rapidamente a mettere sotto protezione tutti gli altri marchi made in Italy si legittimi la produzione di “imitazioni”, soprattutto nel settore vitivinicolo. «È positiva la volontà di procedere nel tempo a un allargamento della lista – ha concluso Coldiretti – è importante anche lavorare al superamento delle barriere tecniche ancora presenti per le esportazioni nazionali. Se infatti è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane e nel 2018 le frontiere si sono aperte in Cina per l’erba medica italiana, al momento per quanto riguarda ad esempio la frutta fresca l’Italia può esportare in Cina solo kiwi e agrumi mentre sono ancora bloccate le mele e le pere oggetto di uno specifico negoziato».

di: Micaela FERRARO

FOTO: ASKANEWS

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