Secondo diverse indiscrezioni il fondatore di Luxottica è pronto a crescere anche in UniCredit
Non c’è alcun asse congiunto per marcare Generali. In un’ intervista rilasciata a La Repubblica, il fondatore di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, ha spiegato chiaramente che non era a conoscenza del fatto che Francesco Gaetano Caltagirone volesse acquisire delle azioni in Mediobanca (ne abbiamo parlato qui) ed ha negato l’esistenza di un qualsiasi accordo con l’imprenditore romano: «Non sapevo che Caltagirone stesse comprando azioni Mediobanca – ha sottolineato. – Ci conosciamo e stimiamo da tanto tempo, ma ognuno va per la sua strada in maniera del tutto indipendente».
Nessun asse congiunto quindi ma secondo alcuni giornali Del Vecchio sarebbe pronto a salire ancora in Mediobanca, dopo il blitz di Caltagirone, e a conti fatti di spazio ne ha eccome visto che, in base agli accordi con la Bce, potrebbe crescere fino a sotto la soglia del 20% entro la fine dell’anno, dalla quota attuale del 13,2%.
Da fonti Reuters si è già appreso che Caltagirone, con l’acquisto di una quota dell’1,01% di Mediobanca, avrebbe intenzione di rafforzare ulteriormente la presa su Generali, nel cui capitale è secondo azionista con il 5,65%, quota leggermente aumentata negli ultimi mesi, proprio dietro Mediobanca che ha il 12,9%. L’obiettivo a quanto pare è dare una svolta alla gestione delle Generali, alla vigilia dell’avvio delle discussioni sul futuro consiglio. Cosa che interessa anche a Leonardo Del Vecchio che chiede da tempo un progetto di sviluppo che mostri maggior ambizione, sebbene tutta da declinare.
Non solo. Si intensificano le voci secondo cui Del Vecchio punterebbe a rafforzare la sua presenza anche in UniCredit, di cui è già socio. Secondo Milano finanza “in vista della nomina di un ceo di razza come Andrea Orcel rafforzarsi nel capitale della banca (di cui Delfin ha già il 2%) potrebbe rivelarsi una scelta lungimirante“. Ed il rafforzamento di Del Vecchio in UniCredit rischierebbe di allontanare ulteriormente l’opzione di un M&A con Mps, volta a salvare quest’ultima. Tanto più che lo stesso nuovo ad Andrea Orcel, stando ad alcune indiscrezioni di Reuters, avrebbe riferito al Mef (principale azionista di Mps con una partecipazione del 64%) di essere più interessato a Banco BPM, a dispetto della dote fiscale prevista nella legge di bilancio del 2021 per le operazioni di M&A e, anche, dell’offerta del Tesoro di accollarsi altri 14 miliardi di crediti deteriorati di Piazza Gae Aulenti.
Oggi una ipotesi M&A tra Banco BPM e UniCredit si è fatta più probabile sulla scia delle dichiarazioni di Davide Leone, tra gli azionisti di rilievo di Banco BPM con il fondo Davide Leone & Partners (Dlp) che detiene nella banca una quota del 4,7% circa, che si è detto favorevole a valutare tutte le opzioni, dando il suo assenso agli scenari di Banco BPM come sposa di UniCredit o di Bper.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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