
L’impennata di oggi è arrivata dopo che l’Arabia Saudita ha annunciato che le sue strutture petrolifere sono state prese di mira da missili e droni. Un portavoce militare del gruppo armato dello Yemen ha rivendicato l’attacco
E’ boom stamani per i prezzi del petrolio: il Brent ha superato anche la soglia dei 70 dollari, ai massimi da un anno.
Incide ovviamente la decisione dell’OPEC+ della scorsa settimana di lasciare inalterata l’offerta di petrolio (ne abbiamo parlato qui) ma anche la notizia che nel fine settimana un drone abbia attaccato un porto petrolifero saudita lanciando un missile balistico sugli impianti della Aramco, nella zona a est dell’Arabia Saudita. A comunicarlo è stato lo stesso Ministero dell’Energia dell’Arabia Saudita, che ha reso noto che “una delle aree di serbatoi di petrolio al porto di Ras Tanura, tra i porti petroliferi più grandi al mondo, è stata attaccata da un drone, proveniente dal mare“.
Lo stesso Ministero ha fatto sapere che l’attacco non ha causato danni o perdite di beni o di vite umane, ma le schegge del missile intercettato sono cadute vicino alle aree residenziali nella città di Dhahran. «Tali atti di sabotaggio non prendono di mira solo il Regno dell’Arabia Saudita, ma anche la sicurezza e la stabilità dell’approvvigionamento energetico al mondo, e quindi l’economia globale – ha fatto sapere in una nota il ministero dell’Energia dell’Arabia Saudita tramite i media statali. – Influenzano la sicurezza delle esportazioni di petrolio, la libertà del commercio mondiale e il traffico marittimo».
Un portavoce militare degli Houthi, un gruppo armato dello Yemen, ha rivendicato la responsabilità del blitz. «Promettiamo al regime saudita operazioni dolorose finché continuerà la sua aggressione e il blocco sul nostro Paese», ha scritto in un post su Twitter. Una coalizione a guida saudita è intervenuta nella guerra civile dello Yemen nel 2015 e ha continuato a combattere contro gli Houthis.
di: Maria Lucia PANUCCI
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