Preoccupa il nuovo rialzo dei rendimenti del titolo di Stato Usa a 10 anni
Le Borse europee aprono deboli questa mattina dopo i guadagni recenti legati all’adozione di un mega piano di stimolo negli Stati Uniti e agli annunci giudicati rassicuranti della Banca centrale europea (leggi qui). Nei primi minuti di contrattazione l’indice Eurostoxx 50 scivola dello 0,5%. A Francoforte il Dax cede lo 0,6%, a Parigi il Cac40 si muove debole con un -0,10% e a Londra l’indice Ftse 100 segna un calo dello 0,4%.
Anche Piazza Affari è sotto tono. Questa mattina l’indice Ftse Mib ha aperto la seduta in calo e ora mostra una flessione dello 0,22% a 24.080 punti (-0,16%). Prosegue la striscia positiva di Telecom Italia che stamattina sale di oltre l’1% dopo la corsa della vigilia a +4,7% a 0,44 euro, sui massimi a un anno, proseguendo il rally di mercoledì (+4,83%) innescato dalla mossa di Bank of America che ha confermato la view positiva, con una raccomandazione “buy”, e ha alzato il prezzo obiettivo da 0,85 a 0,92 euro. In recupero DiaSorin (+0,8%) dopo lo scivolone di ieri, quando ha chiuso la seduta a -6,8% in area 144,3 euro nel giorno dei conti 2020. Ribassi invece di oltre l’1% per Atlantia, STM e A2A.
A frenare il sentiment c’è l’andamento a due velocità delle borse asiatiche (Nikkei +1,7% e Shanghai +0,22%, in controtendenza Hong Kong, -0,835) e dei future di Wall Street (Dow Jones +0,23%, S&P +0,03% e Nasdaq +0,28%) dopo che ieri l’S&P ha segnato un nuovo massimo storico (bene anche il Dow Jones, +0,58% e il Nasdaq +2,52%). Pesa il nuovo rialzo del rendimento del titolo di Stati decennale Usa che stamani viaggia all’1,57% dopo che ieri era sceso fin sotto l’1,5%.
Nel valutario il cambio euro/dollaro è a 1,195, -0,309%, il dollaro/yen tratta a 108,85, +0,32% e il cross tra sterlina e biglietto verde tratta a 1,395, -0,257%. Tra le commodities il petrolio è in calo. il Wti cede lo 0,7% a 65,56 dollari al barile e il Brent fa -0,62% a 69,2 dollari al barile. L’oro perde lo 0,824% a 1.708 dollari l’oncia.
L’ultima seduta della settimana sarà movimentata da alcune indicazioni macro, tra cui spiccano la produzione industriale dell’Eurozona la fiducia dei consumatori americani elaborata dall’Università del Michigan. Intanto è giunto il dato sulla produzione industriale in Gran Bretagna che a gennaio ha mostrato una contrazione dell’1,5% rispetto al mese prima, ben peggiore del previsto (consensus -0,6%). In Germania l’inflazione si è attestata, secondo la lettura finale di febbraio, all’1,3% su base annua, confermando la stima preliminare ed evidenziando un aumento rispetto all’1% del mese precedente. Il balzo è stato repentino, se si considera che a dicembre, solo due mesi prima, il tasso di inflazione era a -0,3% annuo. Si tratta dei livelli più alti dei prezzi da marzo 2020, ossia dal pre-lockdown.
di: Maria Lucia PANUCCI
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