
174 morti per superlavoro solo nel 2019, il governo nipponico interviene sullo sfruttamento delle prestazioni lavorative
Morto per il troppo lavoro: l’Ufficio di verifica delle condizioni di lavoro giapponese ha accertato che la morte per infarto di un dipendente di Sony negli Emirati arabi uniti a gennaio 2018 è stata causata dall’eccessivo lavoro. Torna così alla ribalta il cosiddetto “karoshi”, considerato un problema sociale in Giappone dove il rapporto di lavoro supera quasi sempre in maniera eccessiva la prestazione all’interno di un orario definito.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2019 sono state riconosciute in Giappone 174 morti per superlavoro, 88 delle quali per suicidio. Per far fronte al problema, il governo giapponese ha più volte fatto ricorso a campagne per chiedere ai dipendenti di lavorare meno e alle aziende di tagliare l’eccessivo ricorso a straordinari. Sono molte le aziende che negli ultimi anni sono finite sotto la lente d’ingrandimento per l’eccessivo sfruttamento dei dipendenti.
L’ultimo caso riguarda proprio un dipendente con più di 40 anni, assunto a tempo indeterminato nel 2007 e poi inviato a occuparsi del marketing dei prodotti elettronici Sony a Dubai. Tre anni fa, dopo la morte dell’uomo per infarto, la famiglia presentò la richiesta di risarcimento per infortunio sul lavoro, ma questa non fu in un primo momento riconosciuta, perché sulle registrazioni dei badge non risultava che il dipendente avesse fatto straordinari. Tramite un’inchiesta indipendente, i legali della famiglia sono riusciti a risalire agli accessi sul computer di lavoro e hanno interrogato i colleghi. Si è scoperto che l’uomo aveva, nei tre mesi precedenti al decesso, lavorato 80 ore mensili medie in più dell’orario previsto.
«Preghiamo dal profondo del cuore» – ha dichiarato Sony in un comunicato, subito dopo il pronunciamento – «che il nostro collega possa riposare in pace. Prendiamo atto con sincerità del riconoscimento da parte dell’Ufficio di controllo delle condizioni di lavoro e ci impegniamo con la massima serietà nel prevenire gli infortuni sul lavoro e nel controllare le condizioni di salute dei nostri dipendenti».
di: Alessia MALCAUS
FOTO: EPA/FRANCK ROBICHON
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