L’annuale rapporto sulla società italiana presentato ieri al Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro
Com’è cambiata la società italiana nell’ultimo anno? A rispondere a questa domanda è il Rapporto Ipsos-Flair 2021 presentato nella giornata di ieri al Cnel dal presidente Tiziano Treu, Nando Pagnoncelli ed Enzo Risso, presidente e direttore scientifico Ipsos, e commentato da Vladimiro Giacché, responsabile Comunicazione, Studi e Marketing strategico Banca del Fucino; Linda Laura Sabbadini, editorialista La Repubblica e Marco Tarquinio, direttore Avvenire.
Secondo il rapporto, basato su un campione di 1000 persone rappresentativo della popolazione italiana per ogni quesito, il ceto medio è passato da quasi il 40% del pre-pandemia al 27% di oggi. Le donne, invece, sono il vero e non riconosciuto sistema di welfare italiano (61% contro il 21%). Nel frattempo la tensione sociale è salita al 73% e potrebbe esplodere da un momento all’altro, ad alimentarla sono la paura (28%) e l’attesa (33%) come i due sentimenti dominanti, seguiti da altre due pulsioni negative come delusione (24%) e tristezza (22%). La rabbia coinvolge il 13% delle persone, mentre serenità, dinamismo e passione animano, ciascuna, il 5% dell’opinione pubblica.
«L’Italia è un Paese ambiguo sul da farsi, incompleto nella sua capacità di agire, avvolto, come in un eterno ossimoro, in una danza immobile, in cui i personaggi in scena lottano per le proprie maschere» – ha commentato Nando Pagnoncelli.
«Molti dei danni collaterali del Covid li cominciamo a intravvedere, ma non riusciamo ancora a pesarne fino in fondo la portata. Non sappiamo quando, se e come finirà la pandemia. Non sappiamo ancora il reale impatto economico, tantomeno quello di lungo periodo: quanti saranno i nuovi disoccupati, quanti professionisti commercianti, operatori turistici o piccoli imprenditori perderanno la propria impresa o attività» – ha invece affermato Enzo Risso. «Non riusciamo a definire in tutte le sue sfaccettature, la dimensione dei danni arrecati al sapere, alla formazione delle future classi dirigenti, né riusciamo a quantificare gli effetti futuri sui comportamenti sociali, culturali e sui consumi» – ha aggiunto.
«Lo scenario delineato dal Rapporto Ipsos, che è emerso anche dai documenti presentati dal Cnel negli ultimi mesi al Parlamento e al Governo, ci obbliga a correre e recuperare il tempo perduto. Milioni di imprenditori e lavoratori, soprattutto donne e giovani, aspettano risposte che tardano ad arrivare» – ha dichiarato il presidente Tiziano Treu. – «Le prospettive di ripresa sociale e personale dalle ferite della pandemia sono più complesse dei processi di mera ricostruzione economica e richiedono quindi misure altrettanto complesse di protezione e di promozione umana affinché la transizione epocale in atto sia effettivamente giusta e non si limiti a innovare nelle scelte della economia, ma sappia aiutare le persone a sostenere l’impatto delle novità economiche e tecnologiche e a beneficiarne» – ha aggiunto Treu.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: Vittorio La Verde / AGF
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