I ristori coinvolgeranno circa 3 milioni di pmi che non superano i 10 milioni di euro di fatturato con perdite di almeno il 30%. Coinvolti anche i liberi professionisti
Nuovo meccanismo di ristoro per le attività produttive introdotto dal recente decreto Sostegni. Gli aiuti non saranno basati più sui codici Ateco, come gli ultimi ristori, ma si rivolgono alle piccole e medie imprese con un giro d’affari fino a 10 milioni di euro, circa 3 milioni. Nei prossimi aiuti ammessi anche i professionisti ordinistici, in precedenza esclusi.
Si stima che i sostegni varranno in tutto 11,15 miliardi di euro.
In particolare, potranno accedere ai ristori le attività con perdite di almeno il 30% (non più il 33%) mentre il calcolo dell’indennizzo sarà basato sulla media mensile delle perdite tra l’intero 2020 e l’intero 2019, e non su due mensilità come ipotizzato finora. A cambiare, , quindi, il periodo su cui misurare la diminuzione del fatturato e dei corrispettivi: non più il solo mese di aprile ma l’intero 2020 in rapporto al 2019. Il contributo esclude comunque chi ha ricavi oltre i 10 milioni di euro.
Alla perdita media mensile si applicheranno 5 fasce di indennizzo in base al fatturato: 60% per le imprese fino a 100mila euro, 50% tra 100mila e 400mila euro, 40% tra 400mila e un milione, 30% tra uno e 5 milioni e 20% tra 5 e 10 milioni.
Per la richiesta dei benefici bisognerà caricare una autocertificazione su una apposita piattaforma messa a punto con Sogei. I contributi saranno poi erogati dall’Agenzia delle Entrate. I controlli verranno eseguiti dopo l’erogazione, per non rallentare gli aiuti.
Con il cambio del criterio di calcolo si bloccano le erogazioni automatiche: tutti dovranno chiedere il contributo secondo i tempi e la modulistica definiti dall’Agenzia. Le richieste potranno essere fatte anche tramite intermediari abilitati (commercialisti, consulenti del lavoro e così via), delegati ad accedere al cassetto fiscale e si potrà usare l’importo per compensare i debiti fiscali nel modello F24. Ci saranno 60 giorni per fare domanda e si potrà scegliere tra bonifico e credito d’imposta: si andrà da minimo 1.000 euro per le persone fisiche (2000 per le persone giuridiche) a massimo 150 mila euro, in media circa 3.700 euro per attività.
Per chi ha aperto la partita Iva dal 2019, il confronto si basa sul fatturato medio mensile dei mesi d’attività, tolto quello di apertura. Chi invece ha aperto l’attività nel 2020 riceverà l’importo minimo, non potendo fare confronti.
di: Alessia MALCAUS
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