
Lo fa sapere la Commissione europea: Francia, Spagna, Grecia, Portogallo e Slovacchia gli Stati Ue più rapidi
Italia indietro sul Recovery Plan. Francia, Spagna, Grecia, Portogallo e Slovacchia, invece, tra i Paesi europei che hanno compiuto i progressi più significati. È quanto si apprende dall’ultimo verbale degli incontri dei commissari europei, relativo alla riunione del 24 febbraio, e dalle parole del commissario Valdis Dombrovskis.
I cinque Paesi più avanti con il Recovery Plan, che hanno quindi avuto accesso ai negoziati ufficiali con la Commissione europea per migliorare le bozze dei piani di ripresa, sono anche quelli che ci guadagneranno di più. Al di là della Francia, infatti, gli altri riceveranno più fondi di quanti ne dovranno restituire. Stesso discorso per l’Italia: secondo le stime ricaverà circa 30 miliardi netti di sussidi, tolti quelli che andranno restituiti entro il 2058.
Tra le ragioni del ritardo italiano, sicuramente la crisi politica ha ritardato l’azione del governo, nonostante neanche prima del cambio fosse a buon punto. La prima proposta del piano italiano è stata infatti pubblicata a gennaio, mentre la Francia lo aveva fatto a settembre, la Spagna a ottobre e la Germania a dicembre.
Nessun Paese ha ancora inviato il proprio piano definitivo, seguendo il consiglio della Commissione di affinare i testi il più possibile nell’interlocuzione informale, prima di inviare ufficialmente i piani. Secondo il commissario Dombrovskis, è necessario un lavoro più approfondito sulle riforme strutturali, l’implementazione delle leggi e dei progetti e altri punti nevralgici, come la transizione green e l’efficienza della pubblica amministrazione.
Entro il 30 aprile i governi dovranno far pervenire ai tecnici di Bruxelles i propri Recovery Plan. A quel punto la Commissione potrà valutarli, prendendosi fino a due mesi di tempo, prima che lo faccia il Consiglio europeo – in particolare i ministri dell’economia dei vari governi nazionali – per un altro mese. Alla fine di questo processo potrà essere inviato il pagamento del 13% delle risorse promesse, come anticipo.
Per accedere ai fondi promessi, inoltre, i parlamenti nazionali devono ratificare il debito europeo. Secondo i tweet del commissario europeo Johannes Hahn, solo 13 Stati su 27 l’hanno fatto, Italia inclusa.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: EPA/PATRICK SEEGER
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