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Lavoro

Smart working: cosa vogliono i lavoratori nel dopo pandemia

Alessia Malcaus
23 Marzo 2021
Smart working: cosa vogliono i lavoratori nel dopo pandemia
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Il 73% dei lavoratori globali vorrebbe continuare a lavorare da remoto: per il Work Trend Index 2021 la parola chiave è flessibilità Tre lavoratori su quattro desiderano continuare a lavorare […]

Smartworking in camera da letto -  Donna lavora da casa con il computer in smartworking  -  Milano 20 ottobre 2020  Ansa/Matteo Corner

Il 73% dei lavoratori globali vorrebbe continuare a lavorare da remoto: per il Work Trend Index 2021 la parola chiave è flessibilità

Tre lavoratori su quattro desiderano continuare a lavorare da remoto anche dopo la pandemia. Ad affermarlo il Work Trend Index, il rapporto di Microsoft che analizza l’evoluzione degli ambienti di lavoro. La più recente edizione, dal titolo The Next Great Disruption is Hybrid Work – Are We Ready?, arriva dopo i cambiamenti dovuti all’emergenza globale.

I dati raccolti tramite Microsoft Teams e Outlook indicano una contrazione dei gruppi di lavoro: nonostante le piattaforme collaborative, le mansioni sono state più frammentate. Non sorprende sicuramente che il tempo trascorso nei meeting digitali sia più che raddoppiato a livello globale. A febbraio 2021 sono state inoltre inviate oltre 40 miliardi di e-mail in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nonostante un utilizzo molto più intenso degli strumenti digitali, il lavoro a detta di Microsoft, sembrerebbe essere diventato più umano: circa il 40% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi più libero di essere se stesso rispetto a prima della pandemia e una persona su sei ha ammesso di aver pianto con un collega nel corso dell’ultimo anno. Guardando all’altra faccia della medaglia, tuttavia, in area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) il 42% dei lavoratori si sente esausto e il 46% si è definito stressato.

Nel complesso il lavoro da remoto è valutato positivamente: il 73% dei lavoratori desidera proseguirlo. Il 67% desidera allo stesso tempo un lavoro più collaborativo e in presenza. I dati, all’apparenza in contraddizione, vanno letti nel desiderio dei lavoratori di lavorare in modo più agile, creando un ibrido tra casa e ufficio con meno obblighi. A prova di ciò, il 40% della forza lavoro globale intende lasciare il proprio datore di lavoro attuale nel corso dell’anno e il 46% prevede di trasferirsi cogliendo l’opportunità di lavorare da remoto. Anche le imprese sembrano andare nella stessa direzione: le offerte di lavoro da remoto su LinkedIn sono aumentate di oltre cinque volte durante la pandemia.

Partendo dai dati delle piattaforme Microsoft e intervistando 3 mila persone in 31 Paesi, il Work Trend Index 2021 ha individuato sette punti del lavoro ibrido che ogni dirigente aziendale dovrà considerare nel prossimo futuro. Questi sono: la necessità del lavoro flessibile; il rischio che i leader perdano il contatto con i dipendenti; un elevato livello di produttività può nascondere una forza lavoro esausta; i lavoratori della Generazione Z sono in difficoltà e hanno bisogno di nuove energie; gruppi di lavoro sempre più ristretti mettono a rischio l’innovazione; l’autenticità spronerà la produttività e il benessere; in un mondo del lavoro ibrido, il talento è ovunque.

«L’evoluzione digitale del mondo del lavoro» – afferma Luba Manolova, direttore della divisione Microsoft 365 di Microsoft Italia – «ha subito una rapida accelerazione nel corso dell’ultimo anno, portando importanti benefici in ottica di produttività e flessibilità ma anche causando difficoltà nella comunicazione e nella collaborazione».

In risposta ai sette punti, il Work Trend Index ha evidenziato cinque strategie che le imprese dovrebbero adottare per supportare l’evoluzione irreversibile del mondo del lavoro. È necessario: definire un piano per garantire alle persone la massima flessibilità; investire negli spazi e nelle tecnologie per unire il mondo fisico a quello digitale; contrastare dall’alto la sensazione di spossatezza digitale; dare priorità al capitale sociale e alla cultura aziendale; ripensare l’esperienza dei lavoratori per supportare i migliori talenti e promuovere la diversità.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: Ansa/Matteo Corner

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