
Si lavora quattro giorni ma si viene pagati per cinque: l’idea di Carter & Benson
È partita in diverse grandi aziende all’estero, ed è approdata anche in Italia, l’idea della settimana lavorativa breve: quattro giorni pagati come cinque, senza variazioni di stipendio o benefit. Il modello è stato applicato dalla società di head hunting Carter & Benson a Milano, e potrebbe risultare efficace non solo sulla produttività individuale ma anche per combattere la disoccupazione. «L’idea non è nata all’improvviso, è stata la conseguenza di una gestione basata su fiducia, autonomia, responsabilità, sull’attenzione ai lavoratori. Dal 2005 facciamo smart working. Niente cartellino, le ferie sono libere, tutti possono fare sport due ore a settimana nell’orario di lavoro, i pasti in pausa pranzo sono gratuiti, grazie a convenzioni con bar e locali della zona – ha spiegato il ceo William Griffini – abbiamo avuto due mesi per misurare i risultati, prima della pandemia. La produttività non aumenta, i dipendenti già lavoravano tanto e bene! Ma i lavoratori godono di un maggior equilibrio tra vita e lavoro, sono motivati, responsabili, autonomi, si sentono valorizzati e questo ha ricadute positive anche sulla qualità del nostro servizio».
Secondo Griffini, a condizione che l’azienda sia già solida, il modello di benefit è applicabile a imprese grandi e piccole di diversi settori: «il mio pensiero – ribadisce Griffini – è: se un lavoro che può essere svolto in cinque, riducendo l’orario, si fa in sei, allora avremo più persone che lavorano e meno disoccupazione. Serve una leadership basata sulla fiducia».
L’impatto sociale può essere insomma positivo, tanto a livello umano quanto aziendale.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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