
Piemonte, Veneto e Trentino sono i sistemi “più sofferenti”. Crollano gli occupati con la maglia nera che va a Sardegna, Calabria, Molise. Frena la voglia di fare impresa
Con il Covid circa 369 mila nuclei familiari in più sono in condizione di forte disagio economico, tutti del Nord, in particolare del Veneto, della Liguria e del Piemonte. In direzione opposta, sono tutti nel Mezzogiorno, i sistemi regionali con un incremento meno rilevante del fenomeno. È quanto emerge dall’Iser, l’indice di sofferenza economica regionale ideato da Demoskopika che, confrontando il 2020 rispetto al 2019, ha provato a quantificare i possibili impatti della pandemia sul sistema economico e sociale italiano sulla base di alcuni parametri: incidenza della povertà relativa familiare, occupati a tempo pieno e a tempo parziale, natalità imprenditoriale, prestiti alle imprese, credito al consumo alle famiglie e, infine, entrate tributarie ed extra-tributarie locali.
«La crisi pandemica – dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – non ha colpito in modo uniforme tutte le economie locali. Gli indicatori osservati e sintetizzati dall’indice di sofferenza economica regionale evidenziano che alcuni sistemi regionali stanno soffrendo in maniera più elevata rispetto ad altri. Anche se per tutti l’allarme è indubbiamente rosso».
Tra i sistemi economici e sociali maggiormente “provati” dall’emergenza pandemica si collocano Piemonte che ha totalizzato 111,7 punti, Veneto con 107,8 punti e Trentino-Alto Adige con 107,5 punti. A influire negativamente sul posizionamento in vetta alla classifica sono stati prioritariamente l’andamento dei prestiti alle imprese per il Piemonte che ha registrato un incremento di oltre 9,2 miliardi di euro pari al 19% rispetto al 2019, la crescita del 2,7% dell’incidenza della povertà relativa per il Veneto quantificabile in oltre 56 mila nuovi nuclei familiari in condizione di forte disagio economico e, infine, il maggiore indebitamento delle famiglie per il Trentino-Alto Adige con una crescita del credito al consumo pari a 46 milioni di euro (+3,4%).
La crisi innescata dall’emergenza Covid-19, ha reso più vulnerabile anche il mercato del lavoro con oltre 456 mila occupati in meno, di cui più della metà (55%) ha riguardato soggetti con un posto di lavoro a tempo pieno. A livello regionale sono principalmente 7 i sistemi locali ad aver perso per strada, più significativamente, il numero degli occupati: la Sardegna con una contrazione pari al 4,6% (-27.224 occupati), Calabria con il 4,3% (-23.472 occupati) e Molise con il 3% (-3.280 occupati). Seguono Piemonte con il 2,8% (-51.503 occupati), Veneto con il 2,4% (-51.553 occupati), Valle d’Aosta con il 2,4% (-1.352 occupati), Marche con il 2,2% (-14.100 occupati) e Emilia-Romagna con il 2,1% (-42.807 occupati).
Nei 12 mesi del 2020, Demoskopika, analizzando i dati di Bankitalia, ha rilevato la crescita dei prestiti alle imprese trainate dall’introduzione di consistenti garanzie pubbliche: oltre 42,3 miliardi di aumento del credito alle imprese pari ad un incremento del 6 per cento rispetto al 2019. A livello territoriale l’aumento dei bisogni di liquidità del sistema imprenditoriale si è registrato maggiormente in tre realtà regionali: Piemonte, Friuli- Venezia Giulia e Lazio.
L’emergenza pandemica inoltre si abbatte sulla voglia di fare impresa. Nel 2020 le dinamiche di natalità rilevate registrano un decremento del 17,2% rispetto al 2019, con 60.744 imprese in meno iscritte. Seppur in un quadro complessivo di peggioramento, i dati evidenziano alcune differenze a livello territoriale. A primeggiare negativamente, in termini di variazione percentuale dal 2020 al 2019, il sistema economico delle Marche, con una contrazione del numero delle iscrizioni del 23,9%, pari a 2.120 imprese in meno. Seguono, con una flessione al di sopra della media nazionale, la Liguria con una riduzione della natalità pari al 21,2%, il Piemonte con il 19,4% (-5.030 imprese), il Lazio con il 19,2%.
di: Maria Lucia PANUCCI
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