
Dovrà reintegrare il dipendente attivista sindacale e cancellare il tweet illegale pubblicato da Musk nel 2018
Tesla ha perso ufficialmente la battaglia legale contro il sindacato dei lavoratori United Auto Workers (UAW) contro cui il Ceo, Elon Musk, aveva scritto un tweet nel 2018. E’ quanto deciso dal National Labour Relations Boar, secondo cui la casa automobilistica dovrà riassumere un attivista sindacale che era stato licenziato due anni fa ed il post incriminato dovrà essere rimosso.
Ma cosa diceva? «Niente impedisce al team di Tesla nel nostro stabilimento automobilistico di effettuare votazioni sindacali. Potrebbero farlo se lo volessero. Ma perché pagare le quote sindacali e rinunciare alle stock option per niente?» Ecco, nella sentenza si evidenzia che il messaggio “minacciava illegalmente” i dipendenti affermando che “avrebbero perso le loro stock option se avessero scelto l’Unione” per rappresentarli.
La legge sul lavoro degli Stati Uniti consente alle aziende di fare previsioni negative se i lavoratori sindacalizzano, ma proibisce loro di minacciare o di punire i dipendenti per averlo fatto.
La sentenza, emessa da due membri repubblicani e un democratico della NLRB, afferma in particolare che il colosso numero uno al mondo per vendite di auto elettriche deve offrire di reintegrare il dipendente licenziato, stabilendo che Tesla ha infranto la legge applicando ritorsioni contro un altro attivista sindacale, interrogando “coercitivamente” i sostenitori sindacali e limitando i dipendenti a parlare con i giornalisti.
Tesla dovrà anche pubblicare un avviso presso i suoi stabilimenti a livello nazionale ammettendo che ha violato la legge e che il tweet era illegale. Sempre meglio della sentenza del 2019, impugnata dalla società, secondo cui Musk o qualcun altro dirigente avrebbe dovuto leggere l’avviso pubblicamente ai propri dipendenti.
Tesla ha negato illeciti e ha sostenuto che il tweet di Musk era protetto dalla garanzia del Primo Emendamento sulla libertà di parola. Le sentenze della NLRB possono essere impugnate dinanzi al tribunale federale.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA/JOHN G. MABANGLO
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