Il primo passo del Recovery Fund italiano con diversi misure dedicate al sostegno delle piccole e medie imprese italiane
Il Piano Transizione 4.0 e i programmi di sviluppo nazionali prevedono, fino al 2023, diversi incentivi per le piccole e medie imprese. Il Piano Transizione 4.0, che va a sostituire il precedente piano Impresa 4.0, è stato descritto dal ministero dello Sviluppo economico come mattone principale del Recovery Fund italiano. L’investimento consiste in circa 24 miliardi di euro e le misure avranno effetto fino a giugno 2023.
Secondo il centro studi di Confindustria il recupero dell’economia italiana porterebbe vicino alla completa chiusura del gap generatosi con la crisi pandemica solo nel 2022. Le previsioni vedono un calo atteso delle persone occupate dell’1,7% nel 2021, dopo il -2,8% del 2020. Solo nel 2022, con il rialzo del Pil, ci si potrebbe aspettare un rialzo anche delle persone occupate.
L’Ufficio Tecnico normativo dell’agenzia di sviluppo Mendelsohn ha elaborato una guida agli incentivi per venire in aiuto alle imprese che intendono investire e utilizzare gli incentivi statali disponibili.
Tra questi c’è il credito d’imposta Formazione 4.0, per l’acquisizione o il consolidamento delle competenze e conoscenze nelle tecnologie d’impresa. Con il credito d’imposta le aziende ottengono liquidità immediata tramite la presentazione delle istanze all’Agenzia delle Entrate, la compensazione avviene poi sugli F24. In particolare viene riconosciuto dal 30% al 50% di credito di imposta per le spese di formazione del personale. Il credito di imposta utilizzabile negli F24 da inviare all’Agenzia delle Entrate si calcola attraverso: le buste paga del personale, anche docente, per le ore impegnate nelle attività di formazione 4.0; i costi dei formatori esterni; le spese generali sostenute. È necessaria la certificazione della documentazione da parte di un revisore legale.
Un altro credito d’imposta previsto dal Piano Transizione 4.0 è quello per gli investimenti in beni strumentali, che incentiva i nuovi investimenti in beni materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi. Per accedere è necessaria un’analisi tecnica del bene che attesti la rispondenza ai requisiti 4.0 e una perizia tecnica asseverata a firma di un ingegnere iscritto all’albo. La quota ottenibile è del 50% del valore del bene per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro; 30% per l’eccedenza fino a 10 milioni di euro; 10% per l’eccedenza fino a 20 milioni di euro. Per i software, invece, il credito di imposta è del 20% nel limite massimo dei costi ammissibili pari a un milione di euro.
Un’altra agevolazione prevista è il Bonus Ricerca 2020 per incentivare la spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica. Il bonus mira a sostenere la competitività delle imprese e favorirne i processi di transizione digitale nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale. Il credito riconosciuto arriva fino al 45% dei costi sostenuti nell’anno precedente per le attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Per accedere è necessaria una relazione tecnica asseverata, un fascicolo tecnico in caso di controlli, la certificazione dei costi di ricerca da parte di revisore legale.
C’è poi il bonus Investimenti Sud a cui possono accedere imprese di Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise e Abruzzo. È rivolto a tutte le imprese per investimenti su macchinari, impianti e attrezzature, nuovi di fabbrica, di tutte le dimensioni e di quasi tutti i settori economici, escluse siderurgia, costruzioni navali, carbone, produzione di energia, finanza, credito, assicurazioni. Il bonus riconosciuto è del 45% nel caso di piccole imprese, 35% per le medie e 25% per quelle di grandi dimensioni. Per il Molise e l’Abruzzo, invece, le percentuali di aiuto sono ridotte rispettivamente al 30%, al 20% e al 10%. Si accede con una compensazione automatica al ricevimento dell’autorizzazione alla fruizione da parte dell’Agenzia delle Entrate sugli F24, anche prima di pagare i fornitori. L’agevolazione è retroattiva fino al 1° marzo 2017 e cumulabile con altri crediti di imposta.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/IPP/Paolo Lazzeroni
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