Il 40% dei lavoratori vuole tornare in presenza
Smart working sì, smart working no: secondo una ricerca condotta dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, il risultato di questa domanda sta pian piano cambiando. Un lavoratore su due ha bocciato il lavoro da remoto, e il 40% vorrebbe tornare in presenza in ufficio.
Ciò che emerge dai risultati dell’analisi è che non c’è una via di mezzo: le valutazioni sono polarizzate tra chi è entusiasta e chi non ne può più. Il 16,1% degli intervistati afferma di essere soddisfatto, il 17,2% non è contento della situazione.
Scredita lo smart working soprattutto chi fa più fatica a organizzarsi con le attrezzature, la rete o i figli: inoltre, in molti hanno segnalato un nuovo senso di marginalizzazione rispetto alle dinamiche aziendali, una penalizzazione della carriera e una vera e propria disaffezione verso il lavoro.
Tirando le somme, quattro lavoratori su 10 sono contenti di tornare tutti i giorni in presenza. Il 43,5% invece non lo sarebbe, ma sarebbe disposto ad adattarsi alle nuove condizioni, mentre il 16,7% dichiara che lo smart working è un punto di non ritorno della propria vita professionale. Il 10,7% si dice pronto a cercare qualunque altro lavoro pur di continuare a lavorare da casa, il 4,5% sarebbe disposto a farsi abbassare lo stipendio e l’1,5% si dice pronto a dimettersi in caso di rientro in ufficio.
Chi ha sofferto di più lo smart working sono gli uomini, in termini relazionali e di carriera, questo benché il lavorare da casa li abbia portati, secondo le percentuali, a essere più produttivi e concentrati. Le donen invece, hanno sofferto l’allungamento dei tempi di lavoro e l’inadeguatezza degli spazi di lavoro casalinghi, evidenziando anche un maggior rischio di disaffezione rispetto al lavoro.
Per quanto riguarda le età, i più soddisfatti dello smart working sono i lavoratori tra i 35 e i 44 anni, il 58%, mentre nella fascia più alta la percentuale si abbassa al 48,6%, per arrivare al 47% tra gli over 55. Per gli under 35 lo smart working è il modello di lavoro ideale, perché ha permesso di conciliare maggiormente il lavoro con la vita privata e dare via a nuovi progetti di vita.
Infine, più felici di lavorare da casa sono i monogenitore e i single, mentre chi vive in coppia apprezza il lavoro da casa se è senza figli, per chi li ha il giudizio è peggiore.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA / MATTEO BAZZI
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