
Nel nuovo giro di vite anti-corruzione, dopo il codice sugli appalti, la Santa Sede, in caso di dichiarazioni false o mendaci, potrà licenziare e chiedere eventualmente i danni
Regali non troppo costosi per un valore che non deve superare i 40 euro. Questa è la nuova disposizione per i dipendenti del Vaticano contenuta nella Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio del Papa, recante regole sulla trasparenza nella gestione della finanza pubblica.
Nel nuovo giro di vite anti-corruzione Jorge Mario Bergoglio prevede la possibilità di chiedere i danni o licenziare coloro i quali si renderanno responsabili di “mancata dichiarazione ovvero la dichiarazione falsa o mendace“. I dipendenti dovranno attestare anche di non detenere contanti o investimenti, neanche per interposta persona, in Paesi ad alto rischio di riciclaggio o finanziamento del terrorismo, in paradisi fiscali o partecipazioni in aziende che operino contro la Dottrina sociale della Chiesa. «La fedeltà nelle cose di poco conto è in rapporto, secondo la Scrittura, con la fedeltà in quelle importanti – dice il motu proprio. – Così come l’essere disonesto nelle cose di poco conto è in relazione con l’essere disonesto anche nelle importanti».
Il provvedimento, firmato il 26 aprile, fa seguito al “codice degli appalti” approvato dal Papa la scorsa primavera perché, scrive Francesco nella premessa, la corruzione “può manifestarsi in modalità e forme differenti anche in settori diversi da quello degli appalti e per questo le normative e le migliori prassi a livello internazionale prevedono per i soggetti che ricoprono ruoli chiave nel settore pubblico particolari obblighi di trasparenza ai fini della prevenzione e del contrasto, in ogni settore, di conflitti di interessi, di modalità clientelari e della corruzione in genere“.
La nuova legge arriva proprio nei giorni in cui Moneyval, il Comitato di Strasburgo che valuta la trasparenza delle finanze degli Stati, dovrà pronunciarsi sui progressi in questo campo fatti dalla Santa Sede ed eventualmente promuoverla nella “white list”.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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