
Saranno divisi ad aree di intervento, dal welfare studentesco alla qualificazione della didattica
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal premier Mario Draghi ha previsto una somma considerevole da destinare all’università e al settore della ricerca, settori portanti per quanto riguarda la formazione delle nuove competenze necessarie alla trasformazione prevista per l’Italia post-pandemia.
Nello specifico sono stati previsti 15 miliardi da destinare al settore, così ripartiti: 1,91 miliardi per il welfare studentesco; 500 milioni per qualificare la didattica e le competenze universitarie avanzate; 250 milioni per l’orientamento attivo nella transizione scuola-lavoro; 1,5 miliardi per i dottorati. Per coordinare tutte le risorse è prevista la nascita di un Supervisory Board.
Grazie a queste risorse sarà possibile triplicare i posti per gli studenti fuorisede, portandosi dagli attuali 40 mila a oltre 100 mila entro il 2026. Sarà inoltre aumentato l’importo delle borse di studio, e sarà allargata al contempo la platea degli studenti beneficiari. Grazie all’orientamento attivo, a partire dal terzo anno di scuola superiore sarà possibile organizzare corsi brevi erogati da docenti universitari e insegnanti scolastici per comprendere al meglio l’offerta dei percorsi post diploma, così che gli studenti possano colmare eventuali gap nelle competenze di base che sono richieste. Per quanto riguarda i dottorati, i fondi saranno così ripartiti: 430 milioni di euro per l’estensione del numero di dottorati di ricerca, inclusi anche i dottorati per la pubblica amministrazione e per i beni culturali, 600 milioni per quelli innovativi che rispondono ai fabbisogni segnalati dal mondo delle imprese e 480 milioni da fondi React-Eu per dottorati green e digital.
Il Governo ha previsto anche uno stanziamento di tre miliardi quasi per il potenziamento e la creazione di Centri di Ricerca ed ecosistemi dell’innovazione. Ancora, 2,2 miliardi saranno destinati alla realizzazione e l’implementazione delle infrastrutture di ricerca e innovazione, di centri di trasferimento tecnologico e start-up. «Propedeutica per le misure previste nella componente dalla ricerca all’impresa – ha spiegato il ministero – sarà la riforma a supporto della ricerca e sviluppo, implementata da Mur e Mise attraverso la creazione di una cabina di regia interministeriale e l’emanazione di 2 decreti ministeriali: uno in ambito mobilità, per aumentare e sostenere la mobilità reciproca (attraverso incentivi) di figure di alto profilo (es. ricercatori e manager) tra università, infrastrutture di ricerca e aziende; l’altro in ambito semplificazione della gestione dei fondi per la ricerca».
Sono poi previste ulteriori riforme per alcune lauree abilitanti, per la realizzazione di nuove strutture edilizie, per i dottorati, in modo da semplificare le procedure per il coinvolgimento delle imprese e dei centri di ricerca. «È l’occasione per avere, su un medio e lungo periodo, un Paese più innovativo, internazionale, oltre che un Paese anche per giovani e donne – ha detto la ministra dell’Università e della ricerca Maria Cristina Messa – allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare che il Pnrr è una ‘piattaforma temporanea’ che va integrata, in un’ottica di sistema, con tutti gli altri strumenti e le risorse di cui disponiamo. Ora si apre un’importante stagione di riforme normative e di semplificazione delle procedure, per rendere attuative, nel tempo, le azioni che daranno il via a un circolo virtuoso».
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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