
Il presidente Biden ha dichiarato lo stato di emergenza
Sono state colpite dritto al cuore le infrastrutture petrolifere statunitensi. Un attacco cibernetico ha preso di mira la rete di oleodotti di Colonial Pipeline, la più grande degli Stati Uniti, tanto che la società è stata costretta a interrompere il trasporto di carburante dal Golfo del Messico all’area metropolitana di New York.
Non sono ancora chiari i dettagli dell’attacco informatico: l’identità degli hacker è ancora sconosciuta e non si sa se si tratti di terroristi, magari ispirati da ideologie ambientaliste, o se ci sia qualche potenza straniera all’origine. Ma è già evidente che le conseguenze sono gravi. È stata messa ko una ragnatela di condutture di 8.850 chilometri che garantisce quasi metà degli approvvigionamenti di carburanti della East Coast degli Stati Uniti. In pratica si sono paralizzate forniture per 2,5 milioni di barili al giorno di benzina, diesel e altri prodotti petroliferi, diretti dalle raffinerie del Golfo del Messico non solo verso l’area di New York ma anche a importanti centri del sud degli Usa, compreso l’aeroporto di Atlanta, il più trafficato del mondo per numero di passeggeri.
Si tratta di uno dei più gravi attacchi cibernetici mai realizzati nella storia.
Il presidente americano Joe Biden è stato informato ed ha dichiarato lo stato di emergenza per far sì che vengano attivate alcune misure come il trasporto stradale del carburante e l’estensione agli autotrasportatori americani delle ore di lavoro giornaliere, per consentire una consegna più veloce delle riforniture.
La costa orientale degli Usa si può rifornire facilmente sui mercati internazionali, incrementando le importazioni. Ma potrebbero esserci ripercussioni importanti sui prezzi. E anche i mercati petroliferi potrebbero subire scossoni se la vicenda non dovesse risolversi in fretta.
Il petrolio è sotto pressione con il Wti che sale dello 0,59% a 65,22 dollari al barile e il Brent che fa +0,53% a 68,64 dollari al barile.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA
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