Il fatturato globale di Oatly ha raggiunto i 200 milioni di dollari nel 2019, in crescita dell’82% rispetto all’anno precedente. Nel 2020 ha superato i 400 milioni di dollari
Il latte d’avena a Wall street vale 8 miliardi di euro. Ebbene sì, l’azienda produttrice Oatly si è quotata in borsa ieri ad una valutazione di 10 miliardi di dollari, 8 miliardi di euro appunto, fissando il prezzo della sua offerta pubblica iniziale a 17 dollari (14 euro) per azione. L’Ipo di Oatly è un segnale forte dell’interesse del mercato per le alternative vegetali ai latticini e alla carne.
Secondo alcuni ricerche il latte d’avena è diventato infatti il secondo latte vegetale più popolare per vendite negli Stati Uniti. Per tenere il passo con la domanda Oatly ha recentemente annunciato due nuovi impianti: uno nel Regno Unito a Peterborough nel 2023 e l’altro a Singapore per espandere la distribuzione in Cina ed entrare in altre parti dell’Asia .A finanziare questa crescita è la quota del 10% che Oatly ha venduto l’anno scorso a un gruppo di investitori guidati dalla società di private equity Blackstone. Quella cessione ha aiutato a preparare Oatly ad elaborare un progetto di Ipo lo scorso febbraio.
L’azienda esiste dal 1994 quando lo scienziato alimentare svedese Rickard Öste sviluppò il sostituto del latte in una ricerca sull’intolleranza al lattosio alla Lund University. Ma il vero successo arriverà molto dopo, con l’entrata in scena del Ceo, Toni Petersson, che ha preso il timone nel 2012 e che ha guidato una riprogettazione del packaging e della pubblicità di Oatly altamente vegana e sostenibile.
Oggi Oatly vende anche gelati a base di avena, yogurt e sostituti della panna montata e i suoi prodotti sono disponibili in 20 Paesi. Il suo fatturato globale ha raggiunto i 200 milioni di dollari nel 2019, in crescita dell’82% rispetto all’anno precedente e nel 2020 ha superato i 400 milioni di dollari.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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