
Il ministro della Transizione ecologica è stato attaccato per il via libera alle trivelle
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è stato duramente attaccato nelle scorse ore a causa del via libera che ha dato alle trivelle. Ma Cingolani si difende, spiegando di non averle autorizzate lui in prima persona: era un piano già partito, non si poteva bloccare unilateralmente, e, ha sottolineato, non è stata accettata nessuna richiesta di nuova installazione. «Queste cose – ha spiegato – non vanno affrontate in maniera ideologica: esiste un piano, il Pitesai, che deve stabilire dove queste cose si possono fare e dove no, anche di non poterle fare del tutto. Però serve un piano, che è una cosa molto complessa. Doveva essere fatto nel 2018. Io sono arrivato nel 2021 e la prima cosa che mi sono trovato ad affrontare è la questione trivelle. Ho scoperto che c’era una moratoria che chiudeva tutte le stazioni in attesa del Pitesai, ma il Pitesai non era stato fatto. Sono passati tre anni e il piano ancora non c’è, l’unica soluzione non può essere fermare tutto. Io penso che si debba decarbonizzare, ma la soluzione non è non fare il piano e bloccare tutto in attesa di non si sa cosa. Ho preteso che il nostro ministero facesse uno sforzo enorme per fare il Pitesai entro il 30 settembre. Quando il piano sarà presentato a quel punto non ci saranno più chiacchiere, si fa quello che dice il piano. Nel frattempo io non ho accettato nessuna richiesta di nuova installazione, ma avevo il dovere di mandare avanti le autorizzazioni approvate che giacevano nei cassetti. C’è una programmazione, qualcuno non l’ha fatta quando doveva, ma non è colpa mia».
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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