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Lavoro

Licenziamenti, con lo sblocco rischiano il posto 150 mila lavoratori

Maria Lucia Panucci
24 Maggio 2021
Licenziamenti, con lo sblocco rischiano il posto 150 mila lavoratori
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Il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, lancia l’allarme: “non servono più norme tampone ma occorre far funzionare i Centri per l’impiego e bisogna investire sulla formazione” Con lo sblocco […]

Il presidio dei 178 dipendenti di Atitech Manufacturing che si sono incatenati dinanzi allo stabilimento di Napoli chiedendo un incontro con i vertici aziendali dopo la decisione unilaterale di ricorrere per tutti i lavoratori alla cassa integrazione, 6 luglio 2017. ANSA / CIRO FUSCO

Il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, lancia l’allarme: “non servono più norme tampone ma occorre far funzionare i Centri per l’impiego e bisogna investire sulla formazione”

Con lo sblocco dei licenziamenti rischiano il posto di lavoro 150 mila lavoratori. A lanciare l’allarme è Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt, che sottolinea come finora siano già uscite dal mercato 600 mila unità. «In questo quadro il contratto di rioccupazione previsto dal decreto Sostegni bis rappresenta un modo per cercare di accompagnare la prima fase dopo lo sblocco dei licenziamenti ma non credo – ha affermato Seghezzi – abbia il potenziale per convincere le imprese ad assumere a tempo indeterminato, in un momento in cui l’incertezza resta elevata. Credo sia una norma tampone, ancora di ambito emergenziale. Ma ormai è passato tanto tempo da marzo: non si può continuare a fare norme emergenziali rimandando quelle strutturali. Occorre programmare perché non si potrà discutere della riforma delle politiche attive ad ottobre: va fatto prima».

Il problema è la ricollocazione dei lavoratori che verranno espulsi ed in questo caso il nodo è la mancanza di strumenti per incrociare domanda e offerta: servono centri per l’impiego che funzionino, che facciano dialogare pubblico e privato. «E’ probabile – ha continuato Seghezzi – che vi saranno lavoratori licenziati dopo tanti anni passati in azienda, privi delle competenze necessarie per essere assorbiti altrove. Ma sulla formazione bisogna sbrigarsi. Da considerare poi che se i salari si avvicinano troppo ai sussidi e i controlli sull’erogazione non sono efficaci, parte dei lavoratori non sarà disposta a rimettersi in gioco e si affiderà al welfare. D’altronde dopo essere andati in Centri per l’impiego che non funzionano, è facile che molti lavoratori preferiscano aspettare la pensione». 

Secondo Seghezzi occorre quindi procedere speditamente con la riforma delle politiche attive coinvolgendo i territori. «La ricollocazione è diversa in provincia di Lodi o di Campobasso: il supporto dei territori è indispensabile», ha concluso. 

di: Maria Lucia PANUCCI

FOTO: ANSA / CIRO FUSCO

LEGGI ANCHE: Licenziamenti ed appalti: ecco i due nuovi temi scottanti che dividono maggioranza e parti sociali

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